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Se a ciascuno...

Masolino

Bannato
Se a ciascun l'interno affanno
si leggesse in fronte scritto,
quanti mai, che invidia fanno,
ci farebbero pietà!
Si vedria che i lor nemici
hanno in seno; e si riduce
nel parere a noi
felici ogni lor felicità.


Pietro Metastasio

Che cosa pensate dell'affermazione del grande letterato in merito alla ingannevolezza delle apparenze ?
Quante volte abbiamo cercato di andare oltre alla ''prima impressione '' per tentare di comprendere le ragioni di determinati comportamenti altrui ?
Forse, in questo modo, eviteremmo giudizi frettolosi e superficialmente erronei e scopriremmo la realtà interiore del nostro prossimo ed i suoi ''affanni'', forse occultati per una sorta di pudore; potremmo tendere una mano amica, ma sinceramente amica e non ...
 
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vinceco

Guest
Se a ciascun l'interno affanno
si leggesse in fronte scritto,
quanti mai, che invidia fanno,
ci farebbero pietà!
Si vedria che i lor nemici
hanno in seno; e si riduce
nel parere a noi
felici ogni lor felicità.


Pietro Metastasio

Che cosa pensate dell'affermazione del grande letterato in merito alla ingannevolezza delle apparenze ?
Quante volte abbiamo cercato di andare oltre alla ''prima impressione '' e cercare di comprendere le ragioni di determinati comportamenti altrui ?
Forse, in questo modo, eviteremmo giudizi frettolosi e superficialmente erronei e scopriremmo la realtà interiore del nostro prossimo ed i suoi ''affanni'', forse occultati per una sorta di pudore; potremmo tendere una mano amica, ma sinceramente amica e non ...
Mai letto qualcosa del genere:)io l'ho solo provata con l'esperienza ,ma credo anche che dovrei dare molto più peso alla"prima impressione" che il mio istinto da bestia umana mi consiglia.Effettivamente molte volte mi son detto ....non è possibile una cosa del genere,ma poi i fatti mi smentiscono se agisco diversamente ed a volte ho anche pagato duro. Evito di dare giudizi frettolosi ,ma quando lo faccio difficilmente vado molto lontano dalla verità(mia)che a volte si scontra con la massa ,amici e non e qui poi subentrano altre cose che possono essere travisate e scambiate per presunzione od altro.Ho pagato a non dar retta alla prima impressione,mano amica si ma con attenzione,sono questo adesso a meno che già non ho pesato bene chi ho d'avanti.ciao masoooooooooooooooo
vincenzo
 

Loulou

Florello
quelli che invidia fanno ……. ci farebbero pietà!"
Bellissima questa osservazione anche molto veritiera spesso di fronte abbiamo perso che ci fanno invidia ma dietro il loro apparire hanno anche loro dei problemi
grazie Masolino
 

Mony68

Giardinauta
Un po' per carattere, un po' per esperienza cerco sempre di conoscere le persone cercando di capire:confuso: il motivo dei loro comportamenti, anche se alle volte non condivisi cat:. Devo dire che come Vincenzo, alle volte mi faccio subito un'idea della persona che ho davanti ma comunque lascio sempre aperta la possibilità di riscattarsi o di confermarsi. :embarrass :Saluto:
 

rootfellas

Florello
non dimenticherei il processo inverso, una persona giudicata bene che si rivela pessima.

Generalmente tendo ad evitare i giudizi affrettati, ma ci sono delle volte in cui un giudizio negativo non puo essere cambiato nemmeno con tutta la buona volontà di questo mondo.
 
R

Riverviolet

Guest
Penso che, se gli altri invidia mi provocano, gli affanni li ho io e mi faccio pena da sola.
Penso che il giudizio, soprattutto quando è sentenza (esistono molti comportamenti al limite che è naturale, visceralmente, causino, ma sono appunto estremi) è figlio della povertà intrinseca di una persona.
Non considero gli altri mero specchio e solo questo, ma spesso nel rapportarci con l'esterno siamo in partenza ben poco lucidi, perchè la prima persona a rimanere sconosciuta, siam noi stessi.
E quando ci si conosce, semplicemente il giudizio cade, i paragoni non hanno luogo d'essere, è un meraviglioso modo di vivere, quando si è giudici integgerrimi di se stessi.
Costa e molto, perchè non si va' più alla ricerca dell'approvazione altrui, ma solo della propria, ma con un po' di saggezza ed autocoservazione, si evita di essere additati ad 'oppositori' e la punizione della pubblica piazza.
 

new dawn

Guru Giardinauta
.Effettivamente molte volte mi son detto ....non è possibile una cosa del genere,ma poi i fatti mi smentiscono se agisco diversamente ed a volte ho anche pagato duro.
Ho pagato a non dar retta alla prima impressione

Anche per me è così, ma c'è anche chi ha sensi che funzionano diversamente
 

Pin

Master Florello
Penso che, se gli altri invidia mi provocano, gli affanni li ho io e mi faccio pena da sola.
Penso che il giudizio, soprattutto quando è sentenza (esistono molti comportamenti al limite che è naturale, visceralmente, causino, ma sono appunto estremi) è figlio della povertà intrinseca di una persona.
Non considero gli altri mero specchio e solo questo, ma spesso nel rapportarci con l'esterno siamo in partenza ben poco lucidi, perchè la prima persona a rimanere sconosciuta, siam noi stessi.
E quando ci si conosce, semplicemente il giudizio cade, i paragoni non hanno luogo d'essere, è un meraviglioso modo di vivere, quando si è giudici integgerrimi di se stessi.
Costa e molto, perchè non si va' più alla ricerca dell'approvazione altrui, ma solo della propria, ma con un po' di saggezza ed autocoservazione, si evita di essere additati ad 'oppositori' e la punizione della pubblica piazza.


Concordo con la tua prima frase, l'invidia degli altri è pochezza personale.
Invece per il giudizio, non la sentenza, viscerale nata dall'istinto che comunque è in ognuno di noi, se ben considerata dalla conoscenza interiore di se stessi, qui conconrdo sul fatto che è difficile sbagliare.
Non impossibile.
La qualità del proprio io sta nell'ammettere la valutazione errata, e tornare sui propri passi.
L'essere additati ad "oppositori" è quando la pochezza la trovi nell'altro, che non vuole andare oltre lo specchio in cui si riflette, ed ecco la punizione nella pubblica piazza.
La strada della conoscenza di sé è faticosa, piena di buche e montagne, non tutti la vogliono intraprendere ed è più facile usare un metro elastico.
 
R

Riverviolet

Guest
Invece per il giudizio, non la sentenza, viscerale nata dall'istinto che comunque è in ognuno di noi, se ben considerata dalla conoscenza interiore di se stessi, qui conconrdo sul fatto che è difficile sbagliare.

Riprendo solo questo concetto sebbene sia daccordo con il resto del tuo messaggio.
Considero vero quel che scrivi quì, personalmente ho sensi affilatissimi, ma negli anni ho imparato che non mi interessa valutare gli altri.
Cerco di spiegarmi perchè non è facile. Oggi (data arbitraria) l'esterno a me, indipendentemente dalla natura umana o meno, non mi è più necessaria, di conseguenza il rapporto con gli altri, dipende da come mi ci muovo dentro. Molto spesso mi è capitato di trovarmi perfettamente a mio agio e di provare letteralmente piacere, da comportamenti 'negativi'. E' un'esigenza prodotta dal risultato di profonda ricerca interiore e successiva conoscenza prima di sè e poi della natura stessa, delle ombre e delle luci e di tutte le gradazioni di mezzo.

Si necessita di giudicare l'altro nel momento in cui, l'altro mi serve (non prettamente in modo materiale o opportunista del termine, spero di riuscire a far comprendere quel che intendo), mi deve somigliare per andar d'accordo, per amarlo, per stimarlo, eccetera.
Si pensa che questa necessità di armonia di rapporto, sia naturale e forse lo è, ma non per chi ha scoperto la magnificenza della solitudine, della verità di questo condizione, altrettanto naturale.
Quando la vita risulta intensa, quando sei completamente solo, il rapporto con l'esterno a sè, cambia.
Muta perchè diviene ciò che E'. Se è un lupo, può anche piacermi, anche se tenta di azzannarmi, potrebbe rivelarsi un'esperienza piacevole, nonostante le apparenze. Positivo o negativo, perdono allora la connotazione oggettiva e diventano pure esperienze volitive dei soggetti, nella piena consapevolezza e padronanza di sè.

Spero di essere riuscita a spiegarmi.
 
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Masolino

Bannato
Gnothi sauto'n - scopo della filosofia

Sul frontone del tempio di Apollo a Delfi era scritto < gnoti sautòn >, "conosci te stesso". E "conosci te stesso" vuole dire riconoscere in primo luogo quello che sei, e cioè un uomo, per cui un abisso ti separa dal divino.
Questa massima, la più conosciuta del pensiero greco, non perse mai il suo valore.
Per conoscere noi stessi, la prima condizione è quella di riconoscere le proprie possibilità ed i propri limiti. E scopo della filosofia è quello di aiutare l'uomo a cercare in se stesso, portarlo al riconoscimento dei suoi limiti e renderlo giusto, cioè solidale con gli altri. Questo modo di procedere è la maieutica, '' l'arte della levatrice ''
La ricerca della verità è, al tempo stesso, la ricerca del vero sapere e del modo migliore di vivere. Infatti l'uomo non può che tendere a scoprire quello che è e quello che deve fare per vivere nel modo migliore. Ma questo vuol dire che colui che conoscesse il bene, dovrebbe agire di conseguenza e vivere secondo virtù. Si tratta soltanto di sapere che cosa è veramente il bene.
Secondo Socrate il bene per l'uomo è ciò che gli permette di diventare quello che la sua natura più profonda esige. Con la riflessione si può giungere a scoprirlo, per cui è proprio il sapere, la conoscenza, che permette all'uomo di conoscere se stesso.
 

Pin

Master Florello
..................
Considero vero quel che scrivi quì, personalmente ho sensi affilatissimi, ma negli anni ho imparato che non mi interessa valutare gli altri.
Cerco di spiegarmi perchè non è facile. Oggi (data arbitraria) l'esterno a me, indipendentemente dalla natura umana o meno, non mi è più necessaria, di conseguenza il rapporto con gli altri, dipende da come mi ci muovo dentro. Molto spesso mi è capitato di trovarmi perfettamente a mio agio e di provare letteralmente piacere, da comportamenti 'negativi'. E' un'esigenza prodotta dal risultato di profonda ricerca interiore e successiva conoscenza prima di sè e poi della natura stessa, delle ombre e delle luci e di tutte le gradazioni di mezzo.

Si necessita di giudicare l'altro nel momento in cui, l'altro mi serve (non prettamente in modo materiale o opportunista del termine, spero di riuscire a far comprendere quel che intendo), mi deve somigliare per andar d'accordo, per amarlo, per stimarlo, eccetera.
Si pensa che questa necessità di armonia di rapporto, sia naturale e forse lo è, ma non per chi ha scoperto la magnificenza della solitudine, della verità di questo condizione, altrettanto naturale.
Quando la vita risulta intensa, quando sei completamente solo, il rapporto con l'esterno a sè, cambia.
Muta perchè diviene ciò che E'. Se è un lupo, può anche piacermi, anche se tenta di azzannarmi, potrebbe rivelarsi un'esperienza piacevole, nonostante le apparenze. Positivo o negativo, perdono allora la connotazione oggettiva e diventano pure esperienze volitive dei soggetti, nella piena consapevolezza e padronanza di sè.

Spero di essere riuscita a spiegarmi.



Penso di aver capito chiaramente quello che intendi, ma lo considero , credo giustamente, espressione del tuo essere.
Pur conoscendo il mio io, la natura , tutte le gradazioni delle luci e delle ombre, per me è indispensabile valutare le persone, per potermici muovere dentro.
Credo sia la conseguenza di un percorso diverso, pur arrivando alla stessa meta.
La magnificenza della solitudine , della completezza del tuo essere con sé stessi, l'intensità che da questo modo di vivere, non può però estraniarmi da ciò che mi circonda.
Quindi ho bisogno anche dell'altro, quindi lo annuso, sento le vibrazioni ne do una valutazione, cerco di captare le sensazioni negative o positive che mi trasmette.
La negatività non è sempre tale se comunque mi produce arricchimento.
Le esperienze negative mi regalano, le persone negative mi tolgono.
Se il lupo mi azzanna per suo istinto primordiale, mi da comunque qualcosa,
Se l'altro mi azzanna con coscienza, mi toglie e il mio istinto cerca di valutare l'altro prima che questo mi azzanni.
 
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vinceco

Guest
Sul frontone del tempio di Apollo a Delfi era scritto < gnoti sautòn >, "conosci te stesso". E "conosci te stesso" vuole dire riconoscere in primo luogo quello che sei, e cioè un uomo, per cui un abisso ti separa dal divino.
Questa massima, la più conosciuta del pensiero greco, non perse mai il suo valore.
Per conoscere noi stessi, la prima condizione è quella di riconoscere le proprie possibilità ed i propri limiti. E scopo della filosofia è quello di aiutare l'uomo a cercare in se stesso, portarlo al riconoscimento dei suoi limiti e renderlo giusto, cioè solidale con gli altri. Questo modo di procedere è la maieutica, '' l'arte della levatrice ''
La ricerca della verità è, al tempo stesso, la ricerca del vero sapere e del modo migliore di vivere. Infatti l'uomo non può che tendere a scoprire quello che è e quello che deve fare per vivere nel modo migliore. Ma questo vuol dire che colui che conoscesse il bene, dovrebbe agire di conseguenza e vivere secondo virtù. Si tratta soltanto di sapere che cosa è veramente il bene.
Secondo Socrate il bene per l'uomo è ciò che gli permette di diventare quello che la sua natura più profonda esige. Con la riflessione si può giungere a scoprirlo, per cui è proprio il sapere, la conoscenza, che permette all'uomo di conoscere se stesso.
<gnoti sautòn> certo ,per questo motivo a volte preferirei stare da solo su una montagna con niente intorno altro che il silenzio,ma sto nel branco perchè sono nato nel branco ,ma ne ho paura conoscendo me stesso..........
 

aquazzurra

Aspirante Giardinauta
Se a ciascun l'interno affanno
si leggesse in fronte scritto,
quanti mai, che invidia fanno,
ci farebbero pietà!
Si vedria che i lor nemici
hanno in seno; e si riduce
nel parere a noi
felici ogni lor felicità.


Pietro Metastasio

Che cosa pensate dell'affermazione del grande letterato in merito alla ingannevolezza delle apparenze ?
Quante volte abbiamo cercato di andare oltre alla ''prima impressione '' per tentare di comprendere le ragioni di determinati comportamenti altrui ?
Forse, in questo modo, eviteremmo giudizi frettolosi e superficialmente erronei e scopriremmo la realtà interiore del nostro prossimo ed i suoi ''affanni'', forse occultati per una sorta di pudore; potremmo tendere una mano amica, ma sinceramente amica e non ...

...senti chi parla....:lingua::lol:
 

Masolino

Bannato
<gnoti sautòn> certo ,per questo motivo a volte preferirei stare da solo su una montagna con niente intorno altro che il silenzio,ma sto nel branco perchè sono nato nel branco ,ma ne ho paura conoscendo me stesso..........


Io preferisco la riva solitaria del mare o di un lago, la vista di una distesa d'acqua mi da un senso di pace, di benessere.
E poi non è escluso che...arrivi una sirena :eek:k07:

:Saluto::Saluto:
 

rootfellas

Florello
Sul frontone del tempio di Apollo a Delfi era scritto < gnoti sautòn >, "conosci te stesso". E "conosci te stesso" vuole dire riconoscere in primo luogo quello che sei, e cioè un uomo, per cui un abisso ti separa dal divino.
Questa massima, la più conosciuta del pensiero greco, non perse mai il suo valore.
Per conoscere noi stessi, la prima condizione è quella di riconoscere le proprie possibilità ed i propri limiti. E scopo della filosofia è quello di aiutare l'uomo a cercare in se stesso, portarlo al riconoscimento dei suoi limiti e renderlo giusto, cioè solidale con gli altri. Questo modo di procedere è la maieutica, '' l'arte della levatrice ''
La ricerca della verità è, al tempo stesso, la ricerca del vero sapere e del modo migliore di vivere. Infatti l'uomo non può che tendere a scoprire quello che è e quello che deve fare per vivere nel modo migliore. Ma questo vuol dire che colui che conoscesse il bene, dovrebbe agire di conseguenza e vivere secondo virtù. Si tratta soltanto di sapere che cosa è veramente il bene.
Secondo Socrate il bene per l'uomo è ciò che gli permette di diventare quello che la sua natura più profonda esige. Con la riflessione si può giungere a scoprirlo, per cui è proprio il sapere, la conoscenza, che permette all'uomo di conoscere se stesso.


In realtà la filosifia antica e soprattutto la filosofia dei filosofi greci non ha scopo, si puo forse affermare che la filosofia etica è l'osservazione dei comportamenti dell'uomo, ma è solo con cartesio che la filosofia viene usata per risolvere i problemi esistenziali dell'uomo.
 
R

Riverviolet

Guest
La conoscenza non può che essere mai conclusa e risolutiva, tenendo ben conto l'abisso che separa l'uomo dal divino ed essendo costui manifestazione della creazione, come qualsiasai altra creatura vivente o apparentemente non vivente.
E, affermare che l'uomo volga al benessere perseguendo la virtù, non tiene in considerazione il volere della creazione stessa. Di come la manifestazione agisce, nell'interezza, compresi i termini tanto deturpati del loro ruolo fondamentale, quali male, distruzione, morte eccetera.

Vedi Pin, se una persona mi toglie è perchè avevo necessità di perdere qualcosa. Sapevo che non avrei reso chiarissimo il mio pensiero e vorrei tentare di chiarirlo meglio, senza che questo si traduca in opinione migliore di altre. Per via di quella ricerca, che non scansa ma accoglie l'errore, in qualità di dono esattamente come tutto il resto, produce una conoscenza immediata dell'altro. Nell'estraniarmi da obiettivi pre-fissati mi arrendo alla vita e consapevole di me stessa, accolgo e conosco, perchè la manifestazione mostra sempre l'altra faccia della medaglia. Se non la si teme.
Annuso non l'altro, semplicemente annuso e tento di farlo interamente, a prescindere dall'altro, perchè è mio diritto/dovere di ricerca, vivere l'avventura nella sua totalità.

Non c'è così alcun bisogno che l'altro faccia o disfi, sono in anticipo sempre e la sua azione è ininfluente. Se lo diviene, serve a me e ne sono grata, una parte di me, lo ha addirittura voluto.
 

Pin

Master Florello
La conoscenza non può che essere mai conclusa e risolutiva, tenendo ben conto l'abisso che separa l'uomo dal divino ed essendo costui manifestazione della creazione, come qualsiasai altra creatura vivente o apparentemente non vivente.
E, affermare che l'uomo volga al benessere perseguendo la virtù, non tiene in considerazione il volere della creazione stessa. Di come la manifestazione agisce, nell'interezza, compresi i termini tanto deturpati del loro ruolo fondamentale, quali male, distruzione, morte eccetera.

Vedi Pin, se una persona mi toglie è perchè avevo necessità di perdere qualcosa. Sapevo che non avrei reso chiarissimo il mio pensiero e vorrei tentare di chiarirlo meglio, senza che questo si traduca in opinione migliore di altre. Per via di quella ricerca, che non scansa ma accoglie l'errore, in qualità di dono esattamente come tutto il resto, produce una conoscenza immediata dell'altro. Nell'estraniarmi da obiettivi pre-fissati mi arrendo alla vita e consapevole di me stessa, accolgo e conosco, perchè la manifestazione mostra sempre l'altra faccia della medaglia. Se non la si teme.
Annuso non l'altro, semplicemente annuso e tento di farlo interamente, a prescindere dall'altro, perchè è mio diritto/dovere di ricerca, vivere l'avventura nella sua totalità.

Non c'è così alcun bisogno che l'altro faccia o disfi, sono in anticipo sempre e la sua azione è ininfluente. Se lo diviene, serve a me e ne sono grata, una parte di me, lo ha addirittura voluto.


Ci tengo a sottolineare che nessuna opinione è migliore di un'altra ma altresì che è un'opinione e come tale va rispettata.
Questo, sempre per aamore di precisione, in senso lato non personale.
L'uomo, per sua natura, tende al divino.
Sbagliando strada a volte perseguendo non la virtù ma la parte peggiore, morte e distruzione.
Se uno mi toglie, non sempre per necessità di perdere qualcosa, o almeno a questo ci posso arrivare col tempo, sempre svolgendo l'attività principale di conoscere interamente il mio essere creatura.
Condivido in pieno che l'errore non si mette da parte ma diventa maestro di vita, per cui conosci di più te stesso e l'altro.
Ma il dono dell'errore, da una parte ti arrichisce, ne fai buon uso;ma dall'altra ti impoverisce, se vedi l'altra faccia della medaglia quindi ,una ferita, un tradimento, anche se non ne hai paura, perdi la fiducia la stima, perdi un qualcosa a cui forse erroneamente credevi.
La capacità di prevenire e quindi riuscire ad accogliere come dono, l'essere azzannati da chi non lo fa come istinto naturale, ma solo per voler far del male, è l'essere molto vicino a ciò che si definisce divino, accogliere con amore o porgere l'altra guancia.
La strada è ancora lunga
 
R

Riverviolet

Guest
Lunga ed impervia, hai perfettamente ragione Pin.
Vorrei permettermi, data la facilità di dialogo che si è instaurata con te, di precisare un concetto, ovvero, quello di non credere alle strade perseguibili, bene/male.
La strada peggiore, quella distruttiva intendo, per me, non esiste.
Intendevo questo prima, la distruzione è importante tanto quanto la costruzione, nessuna delle due esiste in mancanza dell'altro, fanno parte della stessa identica natura e manifestazione del creato.

La stima è solo e soltanto un sentimento, laddove si trasforma in uno stato dell'essere, diviene ancora per la persona stessa e le ancore, giustamente rendono stabili, ma ciò che è fermo è molto più che morto, è non fluire.
La stima, la si perde, per fortuna in molti modi, così come si perde e si acquisce per ridiscutere tutto daccapo un attimo dopo. Per me, questa è la realtà, il resto era e spesso è ancora, proiezione personale su qualcosa di diverso, ma orignale.

Credo sia vero che, niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma.
Il pianto, il sorriso, senza conoscere possibili motivazioni scatenanti, sono del tutto identici.

Le piante, sono gli esseri più indifesi di tutti. Non possono muoversi, non possono difendersi, non possono reagire indignati. Ma sono le creature fondamentali, coloro che hanno dato origine a tutto il resto.
Tutta la violenza prodotta a loro danno è una violenza che si sta' ripercuotendo sull'aggressore, consapevole nella teoria di tali conseguenze.
Ma nella sua violenza non è detto che un giorno, non farà esperienza di qualcosa che lo proietterà mille secoli in avanti nella sua evoluzione e che tale distruzione non sia, che la scintilla di un nuovo mondo.
 

Pin

Master Florello
Lunga ed impervia, hai perfettamente ragione Pin.
Vorrei permettermi, data la facilità di dialogo che si è instaurata con te, di precisare un concetto, ovvero, quello di non credere alle strade perseguibili, bene/male.
La strada peggiore, quella distruttiva intendo, per me, non esiste.
Intendevo questo prima, la distruzione è importante tanto quanto la costruzione, nessuna delle due esiste in mancanza dell'altro, fanno parte della stessa identica natura e manifestazione del creato.

La stima è solo e soltanto un sentimento, laddove si trasforma in uno stato dell'essere, diviene ancora per la persona stessa e le ancore, giustamente rendono stabili, ma ciò che è fermo è molto più che morto, è non fluire.
La stima, la si perde, per fortuna in molti modi, così come si perde e si acquisce per ridiscutere tutto daccapo un attimo dopo. Per me, questa è la realtà, il resto era e spesso è ancora, proiezione personale su qualcosa di diverso, ma orignale.

Credo sia vero che, niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma.
Il pianto, il sorriso, senza conoscere possibili motivazioni scatenanti, sono del tutto identici.

Le piante, sono gli esseri più indifesi di tutti. Non possono muoversi, non possono difendersi, non possono reagire indignati. Ma sono le creature fondamentali, coloro che hanno dato origine a tutto il resto.
Tutta la violenza prodotta a loro danno è una violenza che si sta' ripercuotendo sull'aggressore, consapevole nella teoria di tali conseguenze.
Ma nella sua violenza non è detto che un giorno, non farà esperienza di qualcosa che lo proietterà mille secoli in avanti nella sua evoluzione e che tale distruzione non sia, che la scintilla di un nuovo mondo.


Hai perfettamente ragione non esiste una strada solo bene o solo male.
La strada che solo distrugge esiste solo nel caso in cui, la poca conoscenza del tuo essere ti porta a percorrerla per mancanza di altro.
Non puoi assaporare il bene se non conosci il male, e non distingui il male se non conosci il bene.
L'uno senza l'altro è essere amorfi, amebe è non vivere.
Sono in perfetta sintonia col tuo pensiero che lo stato peggiore è restare fermi.
Lo stesso tempo che si "perde" a riconquistarsi la stima persa, o a valutare se quella che ti hanno fatto perdere era giusta o no, se ci sono attenuanti o modi diversi di vedere le cose è far scorrere la vita, significa non fermarsi in modo statico sulle proprie idee, significa acquisire, dare, donare e ricevere.
Col tempo tutto si trasforma e difficilmente si crea qualcosa di nuovo come difficilmente si distrugge nella totalità.
Le piante, il filo conduttore di questo forum, così amate e così bistrattate.
Al momento mi sembra utopistico pensare che potrà essere di insegnamento tutta la violenza alle quali vengono sottoposte.
Si forse tra secoli cercaranno di non fare gli stessi errori fatti da noi.
 
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