Il concetto base di questo sistema di lavoro prevede che l’erba sia tagliata da una lama rotativa la quale imprime al prodotto tagliato una spinta verso l’alto. Successivamente, mediante vari artifici che si differiscono da costruttore a costruttore la stessa erba viene ritagliata più volte fino ad essere ridotta in pezzetti non più grandi di coriandoli. Alla fine di questo ciclo il prodotto che ne deriva si distribuisce sul manto erboso, ove decompone.
Per effetto dello sbriciolamento subito, l’erba si decompone molto più rapidamente, rilasciando quel 80% di acqua da cui è composta nel terreno. In altre parole il prato sì auto fertilizza in quanto trae nutrimento da se stesso.
Il taglio mulching, per poter essere ottimale, va fatto solo con erba asciutta o quasi completamente asciutta, se piove è necessario attendere almeno un giorno completo di sole prima di procedere. In secondo luogo si deve attentamente scegliere la corretta altezza di taglio. L’esperienza di molti decenni ha insegnato che il risultato migliore si ottiene asportando un terzo dell’altezza complessiva dell’erba. Non di più.
L’errore più comune che si fa, è voler tosare il prato ad un livello troppo basso, in questo modo s’indebolisce la struttura del manto erboso; in periodi particolarmente caldi l’erba si stressa, ingiallendo. Inoltre così facendo si porta ad un diradamento della consistenza del manto permettendo lo sviluppo degli infestanti.
Come ogni altro sistema anche il mulching ha i suoi limiti. Erbe particolarmente grasse, come ad esempio il trifoglio, fanno andare in crisi il sistema.
Deve esere di buona qualità e di potenza corretta perchè altrimenti lavora male.