Per forza. Peccato che l'elenco delle razze pericolose redatto da Sirchia, la Brambilla l'abbia eliminato. In effetti, anche se conta molto l'educazione da cuccioli, certe razze sono più pericolose di altre.
Certo, con i pitbull non puoi mai sapere perché passano dalla festa all’attacco in un nano secondo specie se hanno a che fare con un appetitoso bambino, con i rottweiler nessuno può più venirti a far visita perché si sa che prima o poi sbranano un parente, per non parlare poi dei dobermann che poverini ad una certa danno di matto perché il cervello cresce troppo rispetto al cranio!
Ma nemmeno i piccoletti son salvi, basti pensare ai chiwawa che non ci pensano due volte ad affondare i denti nelle caviglie di chiunque passi loro a tiro.
Dai [mention]Stefano Sangiorgio [/mention], sembra di essere al bar con sti discorsi e te li leggo spesso quando si tratta di cani!Ok l’ironia sulla stazza di una razza di cane o sulla sua iperattività ma senza nemmeno un minimo di esperienza parli solo per luoghi comuni e/o sentito dire.
Se badiamo a questo allora l’unica razza di cane che si salva sono i meticci semplicemente perché “poco identificabili”!
La situazione prima di tutto! È questo che rende possibile o meno la tragedia. Poi, ovvio, il morso di un molosside è ben diverso da quello di un cane di taglia piccola ma questo non dipende dal livello di aggressività del cane; aggressività che NON È comunque INNATA.
Ti riporto un piccolo esempio: cane maschio, per nulla aggressivo, taglia contenuta (tipo beagle per intendersi), nato e cresciuto in casa mia, castrato, vissuto con altri cani (maschi e femmine) fino ai 14 anni e con un gatto (al quale non era abituato fino a quel momento) dai 16 anni fino alla fine.
Attorno ai 17 anni e mezzo si fa sempre più presente (e pesante) la demenza accompagnata da udito e vista sempre più calanti = cane trasformato.
Ho passato gli ultimi 6 mesi della sua vita a non saper come gestirlo, non si faceva più toccare da nessuno senza girarsi indietro e mordere l’aria, ringhiava pure alla tenda che si muoveva con il vento, perdeva la bussola quando usciva in giardino ed ogni volta per riuscire a recuperarlo senza poterlo prendere in braccio o comunque direzionare attraverso il contatto era un’impresa…insomma mesi di agonia in cui se anche avessi voluto optare per l’eutanasia non avrei saputo come portarlo dal veterinario perché pure fargli indossare la pettorina era escluso.
L’unica dal quale si lasciava toccare era la gatta.
Questo per farti capire che non c’entra nulla la razza del cane ma piuttosto il contesto, le problematiche del cane e di chi gli si avvicina.
Il linguaggio uomo-cane non è lo stesso e spesso viene frainteso, è troppo facile e riduttivo incolpare la razza mettendola in croce.
A volte ho l’impressione che ci si dimentichi che sebbene il rapporto con uomo-cane abbia dell’incredibile, non si ha a che fare con un altro essere umano con il quale la comunicazione può essere chiara e limpida.
Il mio povero cane mi ricordava mia nonna, quando a seguito di un ictus ischemico che le ha portato via anche la parola prendeva a ceffoni chiunque. Avremmo forse dovuto sopprimerla subito? O forse sarebbe stato più corretto tentare di capire cosa volesse comunicarci?
Invece qua non appena un cane ha una “brutta reazione” si urla alla soppressione senza considerare minimamente nulla del contesto e delle difficoltà che può avere.
Accade con i cani e non.
Basta, OT chiuso.