L'innesto inoltre permette di unire in un unico esemplare le caratteristiche di due individui, le radici e la produzione. In questo modo si prende una varietà (o, in alcuni casi, specie) adatta al terreno in cui la pianta andrà piantata e che conferisce la vigoria desiderata, e la si innesta con la varietà desiderata, per la produzione di determinati fiori o frutti.
Nelle piante che, se autoradicate, spesso producono piante deboli, o con scarsa capacità rizogena, si effettua l'innesto obbligatoriamente per la riproduzione. In altre piante, tuttavia, l'autoradicazione è facile ed efficace; in alcuni casi, per esempio il fico, si preferisce comunque la talea, mentre in altri si effettua l'innesto per motivi dovuti a patologie (vite) o per contenere i costi (per esempio le rose).
Per la vite in Italia è addirittura obbligatorio per legge l'innesto, in quanto le piante vengono innestate su specie di Vitis americane, resistenti alla fillossera, a differenza dell'europea Vitis vinifera.
Per le rose il discorso è un po' complicato, nel senso che quasi tutte le varietà sono facilmente radicabili, ma per far radicare la talea hanno bisogno di un minimo di controllo per quanto riguarda il terreno e l'umidità, mentre per l'innesto pianti a pieno campo milioni di plantule di R. laxa (solitamente, ma anche R. indica major, R. canina e varietà come Dr. huey) e poi in 10 secondi per pianta li innesti. L'innesto, poi, ti permette di avere campi più contenuti di piante madri, in quanto basta una sola gemma, mentre per la talea servono parti di ramo molto più grandi.
l'innesto si può utilizzare anche per conferire alla pianta un portamento non naturale per la specie (come le rose ad alberello); per esempio, per le rose si può far radicare un ramo dritto e lungo (tra i 20 cm e 1m, solitamente) di una varietà non pollonante e privata dele gemme, e poi innestare in alto, in modo che la pianta perda il portamento cespuglioso e ne assuma uno ad albero