• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

Botanica :)

MaryFlowers

Fiorin Florello
https://i.imgur.com/Y0WRnbW.jpg

https://i.imgur.com/9weGa8D.jpg

Sparganium neglectum,
Da molto tempo avevo il dubbio che quello che sbrigativamente identificavo come Sparganium erectum fosse qualcos'altro.
Ieri ho raccolto un campione e stamattina l'ho determinato.
Si tratta in realtà di Sparganium neglectum; il colore verde-giallastro dei frutti, il fatto che abbiano una forma sub-ellittica con massima larghezza circa a metà e infine la forma delle brattee, all'incirca spatolate (qui si vedono i margini più o meno paralleli, con un deciso allargamento all'apice) confortano ampiamente l'identificazione.
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
https://i.imgur.com/CkDEMjS.jpg

RICONOSCI QUESTE SPECIE? È impossibile, perché questo insolito ′′ ibrido ′′ è stato creato dal maestro fiorista olandese Andreas Verheijen da componenti di diverse specie vegetali. Verheijen, che si descrive come un ′′ ingegnere dei fiori ", vive a Zundert, noto per la sua grande industria dahlia e per il festival di settembre associato.
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
https://i.imgur.com/9uMzU0z.jpg

https://i.imgur.com/oyzgrsg.jpg

Monotropa hypophegea Wallr.

Pendici nord-orientali Monte Beigua (Sassello, SV), 1030 m, 26 luglio 2020.


Nota: dovrebbe essere la prima attestazione di presenza di questa specie nel Parco naturale regionale del Beigua. Monotropa hypophegea Wallr., è stata oggetto di pochissime segnalazioni in territorio ligure (per contarle bastano le dita di una sola mano) anche se è verosimile che la sua presenza sia stata sottostimata per via della confusione con Monotropa hypopitys L., che è a sua volta presente nell'area del Beigua.
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
https://i.imgur.com/YMyEG2u.jpg

https://i.imgur.com/TgXDbhR.jpg

Matthiolo tricuspidatae-Silenetum coeli-rosaee Pisanu, Farris, Caria, Filigheddu, Urbani, Bagella 2014
Si tratta di comunità vegetali annuali alo-nitrofile che crescono sulla parte più interna delle dune in cui è presente un abbondante deposito di Posidonia oceanica. Specie caratteristiche dell’associazione sono la violaciocca, Matthiola tricuspidata (L.) R. Br., e la silene celirosa, Eudianthe coeli-rosa (L.) Fenzl. ex Endl.. È ben sviluppata lungo il litorale sabbioso di Cala Spalmatore nel Parco Nazionale dell'Asinara - Area Marina Protetta
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
USO E CONSUMO DELLE PIANTE SELVATICHE DELLA PIANURA EMILIANO-ROMAGNOLA NEL NEOLITICO

Il Neolitico fu uno dei momenti più cruciali della storia dell’uomo.
La nascita dell’agricoltura, dell’allevamento e, conseguentemente, la sua sedentarizzazione cambiò la vita dell’uomo da diversi punti di vista: organizzazione sociale, stile di vita ed alimentazione.
Nonostante questi cambiamenti, l’uomo continuò ad integrare la sua dieta grazie all’attività di caccia e
raccolta.
La raccolta comprendeva una serie di semi, frutti, radici ed erbe che facevano parte del panorama
ambientale.
Nello studio dell’iterazione tra uomo e componente selvatica nel panorama del Neolitico emiliano-
romagnolo, si sono presi da riferimento i seguenti contesti: Spilamberto (MO), Lugo di Romagna (RA) per il
Neolitico Antico (5.500 - 4.800 A.C.); Bazzarola (RE), Rivatella Ca’ Rosmerini (RE), Ponte Ghiara (PR),
Levata di Curatone (MN), Via Navicella –Forlì (FC) per il Neolitico Medio e Recente (Metà IV Millennio.
A.C. - 4000 A.C.)
Lo sviluppo di tale tematica è affidata ad una della discipline archeobotaniche, la Carpologia, che, studia
semi, frutti ed annessi floreali fossili.
Si distingue dalla palinologia (ovvero lo studio dei pollini) che ha come obiettivo la ricostruzione del paleoambiente. Quindi, sicuramente il panorama floristico emiliano-romagnolo era molto più vario e complesso, ma la relazione tra uomo e ambiente è testimoniata principalmente dai semi
e frutti fossili. E’ tale iterazione l’argomento del seguente contributo ed è molto importante non perdere
questo punto di vista durante il corso della lettura.

I FRUTTI EDULI

La componente arbusto-arbustiva, segnalata dalle analisi dei semi e frutti fossili, evidenzia principalmente
piante a frutti eduli: corniolo, nocciolo, quercia, noce, fico, melo selvatiche, prugnolo, more di rovo, vite e
sambuco.
Lo sfruttamento delle risorse che queste piante offrivano non si limitava al consumo diretto, ma gli
studiosi hanno ipotizzato diversi possibili usi: il loro fusto, come nel caso della quercia, era utilizzato per le
strutture abitative o le palizzate.
Dalle piante con semi oleosi come le nocciole, le noci o i semi del corniolo sanguinello si poteva estrarre dell’olio. Le ghiande della quercia venivano tostate e ridotte a farina. Dalla spremitura dei frutti si potevano ottenere dei succhi: con il succo del corniolo, per esempio, si produceva una
bevanda blandamente alcolica (un possibile precursore del vino).
Riguardo al sambuco, sono stati identificati solo semi di sambuco ebbio.
I frutti di questa specie sono tossici, mentre le radici, la corteccia, i fiori e le foglie posseggono proprietà medicamentose.
La radice è lassativo-purgativa, efficace diuretico, la corteccia e le foglie mitigano i dolori reumatici. I fiori essiccati sono impiegati nelle affezioni bronchiali e dell'pparato respiratorio.
Il succo ricavato dai frutti è tintorio (si ricava
un colorante blu), similmente all’olio dei semi del corniolo sanguinello.
La presenza di semi fossili di vite è molto sporadica in tutto il territorio italiano fino all’Età del Ferro a tal
punto da trovare discordi gli studiosi sull’inizio della viticoltura in Italia.
Ad oggi, la problematica rimane ancora aperta, ma opinione comune è considerare l’inizio di questa domesticazione come il frutto di un unione di competenze venute dall’esterno con l’esperienza del substrato autoctono che aveva del nostro territorio.
Interessante è anche la presenza del biancospino che potrebbe avere avuto un utilizzo da parte dell’uomo in
relazione anche alle sue proprietà sedative e rilassanti.

LE PIANTE INFESTANTI

Le infestanti sono piante che vivono in contesti antropizzati e per questo sono definite “indicatori antropogenici”.
Quelle rilevate nei siti emiliano-romagnoli possono essere suddivise tra eduli e non.
Al primo gruppo appartengono: il cardo mariano, il tarassaco, l’acetosella cornicolata, la melissa, l’erba
medica, la portulaca, l’alchechengi, primule, la valeriana, la valerianella e la verbena.
Melissa, valeriana, valerianella, verbena sono piante che hanno proprietà sedative.
Il cardo mariano ed il tarassaco sono piante depurative che stimolano la funzionalità del fegato. Le foglie e fiori dell’acetosella possono essere utilizzati come rimedio per la febbre, influenza, diarrea, lesioni traumatiche e infezioni del tratto urinario.
Nonostante siano piante eduli, non ci sono abbastanza informazioni di tipo archeologico ed carpologico sulle
modalità di uso di queste piante durante il Neolitico.
L’erba medica è una leguminosa che nelle epoche successive verrà utilizzata come foraggio per gli animali.
E’ un ottimo ricostituente poiché ricca di vitamine A, E, C, D, K, B1, B2 e sali minerali.
Nel gruppo delle piante infestanti non eduli troviamo: la borsa pastore, il garofanino, gli indicatori di ambiente umido (il carice e la brasca), lo zafferano selvatico, la festuca pratense, la cornetta ginestrina, il trifoglio campestre, l’ erba morella, l’erba lucciola, l’ erba di San Martino, la damigella campestre ed il caglio.
La specie di Galium verum L., ha la proprietà di cagliare il latte. Gli studiosi ritengono che questa pianta
potesse essere usata per tale funzione da parte dell’uomo. Inoltre possiede proprietà tintorie. Si ricava il
giallo dai fiori ed il colore rosso che si ricava dalle radici.

LE PIANTE INFESTANTI DELLE COLTURE CEREARICOLE

Le infestanti delle colture cerealicole sono, principalmente eduli e le più attestate sono: le Graminaceae/Pomaceae selvatiche, il farinello ed il papavero selvatico.
Le specie della famiglia delle Graminaceae/Pomaceae venivano raccolte indistintamente e consumate
insieme agli altri cereali coltivati. Il giavone e lo spelta iniziarono ad essere messi a coltura solamente a
partire dall’Età del Bronzo. Il primo, che è un cereale a granella piccola, verrà introdotto con le prime
pratiche di rotazione colturale, il secondo è un frumento vestito con una cariosside molto più grossa rispetto
alle specie di monococco e dicocco. Per quanto riguarda l’avena, le cariossidi fossili fin ora ritrovate fanno
escludere una coltivazione di questa pianta fino all’Età del Ferro.
Interessante è anche l’utilizzo del farinello e del papavero selvatico. Il primo, oltre alle foglie, si consumavano i semi che venivano macinati per produrre una sorta di farina. Il secondo si presta a molteplici utilizzi a tal punto da essere domesticato dall’uomo sin dalle fase più antiche del Neolitico.
Oggi, con gli infusi di petali si ottengono dei blandi sedativi, calmanti per la tosse ed espettoranti. Dai petali è possibile
ottenere una tintura rossa per la presenza di antociani rosso vivo. Dai semi è possibile estrarre un olio con
buone qualità dietetiche e ottimo come lenitivo ed emolliente; essiccati sono comunemente utilizzati nella
panificazione e nella confezione di dolci.
L’avvento dell’agricoltura e quindi la capacità dell’uomo di selezionare alcune specie piuttosto che altre a
suo favore, ci evidenzia come la conoscenza delle piante selvatiche sia già ben radicata nell’uomo, frutto di
un’ esperienza ancestrale.

Articolo della Dott.ssa Cristina Ambrosoni laureata in "Ricerca e tutela dei beni Archeologici" e docente presso le Università di Faenza e Ravenna, che mi ha gentilmente permesso di pubblicare questo interessante articolo.
https://i.imgur.com/OQBpldZ.jpg ——. https://i.imgur.com/5mUoVu5.jpg
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
MAGIC DOGWOOD
Questo strano fiore nasce e cresce nei boschi delle montagne del Messico, dove il clima è sempre primaverile.
I suoi fiori sembrano davvero dei fiocchi di neve e come i fiocchi di neve, non se ne trovano due uguali e sono decisamente spettacolari.
https://i.imgur.com/H2U7YLh.jpg
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
https://i.imgur.com/x6gt8yS.jpg

UN BLOOM STRANGE. Ceropegia haygarthii - più comunemente conosciuta come fiore di lanterna, fiore di parasol e tubi di bushman, ecc. - è una vite succulenta nativa di alcune delle regioni forestali secche dell'Africa. Il particolare fiore impollinato a mosca è composto da cinque petali che formano un baldacchino segmentato che supporta un'antenna sportiva. C. Haygarthii e specie correlate sono disponibili come stabilimenti per chi di voi fosse interessato ad aggiungere un esemplare esotico al vostro arredamento botanico.
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica (Fagaceae).
Di faggi secolari e monumentali in Italia ce ne sono tanti, ma questo esemplare, chiamato localmente il Re dei Faggi, mantiene un aspetto maestoso e impressionante anche dopo la sua morte, avvenuta nel 2012. La foresta di faggio del Monte Faito (Campania) è di entità piuttosto piccola ma è molto interessante, poiché ospita popolamenti relitti di betulle e ospita numerose specie endemiche, molte puntiformi. Un posto suggestivo e bellissimo.

https://i.imgur.com/T11fEq5.jpg
 
Alto