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Ceresa Santa - marciume radicale

Ehecatl

Aspirante Giardinauta
"I costi di sostituzione dell'albero sono troppo alti.
I tempi di attesa per farNe ricrescere delle Talee sono troppo lunghi.
Tenteremo di mantenerla viva il più a lungo possibile".


E anche la Proprietà ha parlato.

Salve.
 

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Le foto sono bellissime e mi richiamano ricordi lontani. In che stagione le hai scattate? Alba o tramonto?

Vedo che la Ceresa è sempre al suo posto e ha pollonato. Vuole che il suo genoma sopravviva proprio lì.
 

Waves

Master Florello
Le foto sono bellissime e mi richiamano ricordi lontani. In che stagione le hai scattate? Alba o tramonto?

Vedo che la Ceresa è sempre al suo posto e ha pollonato. Vuole che il suo genoma sopravviva proprio lì.

Vedo che anche tu ci sei cascato in pieno!! :LOL: le foto non sono di Ehecatl, vedi l'aggiunta

NB: Foto prese da Wiki, CC.

:ciao:
 

Waves

Master Florello
L'albero abbiamo definitivamente stabilito che è un kaki selvatico.

Le foto sono tratte da Wikipedia? Ah, no! Così non ci siamo, tutti sono capaci in codesta maniera...è una piccola truffa!

Sono state scattate in estate, in mattinata, con la macchina fotografica che puntava la pagina di Wiki!! :LOL:
 

Ehecatl

Aspirante Giardinauta
Waves, Alessandro: no, non è una truffa. Malgrado In qst settimane abbia visitato questi tre luoghi, le mie foto sono di gran lunga di una qualità inferiore a qst disponibili in Creative Commons: le ho quindi preferite. Non intendo presumere. Nè millantare. Ma usare il migliore strumento disponibile.
Non sentiate un inganno inesistente, per favore.

Le montagne sono veramente così belle.

Le fotografie belle hanno la qualità di rivelarLe.

Questo Redattore solo la capacità di riconoscere i propri limiti artistici, e di selezionarne tre con un simile tono di colore, rivelatorio del peculiare rosa della dolomia, causa di tante leggende.
Il Civetta al tramonto, le Cinque Torri e le Tre Cime ancora al tramonto sono riprese in stagioni estive rispettivamente da martinrak.cz, satcom.at, dolomiti.it ; esplicitati, se questo potesse far sentire più à l'aise.

Io: riconosco fermamente l'impersonale potere affrancante dei CC, del sapere e patrimonio e strumento collettivi, della Rete, e di Wikipedia. Li uso deliberatamente. Ed è questo riconoscimento, in fondo, la ragione per cui Qui scrivo.

Ancora Salve.
 
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Ehecatl

Aspirante Giardinauta
Buongiorno.

Vista la decisione (o propensione) della proprietà di tentare di mantenere la Ceresa/Saresera Santa/Albero di Sant'Andrea/Diospyros Lotus L. in loco in vita il più a lungo possibile, abbiamo in questi giorni lavorato per trovare il più indicato perito agronomo forestale, iscritto all'albo, e abilitatoSi al Visual Tree Assessment, VTA, o valutazione di stabilità strutturale.
La base di ricerca sarebbe piuttosto ampia, ma si restringe a un manipolo quando si consideri solo un esame strumentale, senza micro-carotaggio. Su consiglio anche dei Servizi Fitosanitari della Regione Veneto, ne sono stati selezionati e contattati tre.
Oggi, abbiamo ricevuto la visita del Dott. Alberto Burbello, eccellente professionista ancorché giovane, che ha parlato liberamente con schiettezza e, per così dire, fuori dai denti, a discapito anche della Sua potenziale parcella. Notevole davvero.

Riporto, in sintesi e bona fide, le Sue parole, integrate tra parentesi dalle note apportate alla conversazione dal proprietario e da chi scrive:

"Ritengo risulti evidente che la causa prima di sofferenza fu l'asfissia del colletto (provocata dal ricoprimento dell'aia con nuovo suolo, avvenuto una quindicina d'anni fa, ndr).
Si nota un'espansione stutturale circolarmente completa della corteccia, e quindi del tronco, giusto al di sopra del livello del terreno raggiunto dal ripieno/ricoprimento (rimosso nuovamente quest'anno, ndr), e come le cavità e più in generale l'area di sofferenza si trovino al di sotto di questo segnale circolare evidente di compressione, letteralmente.
È una causa ricorrente di marciume e degrado del colletto, frutto di errori o sottovalutazioni frequenti e comuni, anche tra professionisti: la zona di tronco superiore alle radici non andrebbe mai ricoperta sostanzialmente o massicciamente.
Cominciò probabilmente un processo di marcescenza o solo indebolimento che lasciò spazio di aggressione e attecchimento ad Armillaria, di cui peraltro non trovo segni inequivocabili, ife, rizomorfe, micelio, ventaglio, spugnosità o odore (effetivamente non più presente, ndr), e molto molto probabilmente anche a Carie, che avrebbe dunque eroso il midollo e alcune porzioni di tronco all'altezza del colletto interrato, e internamente anche più sopra.
La situazione generale è molto compromessa.
Ritengo a occhio e croce <o Truc e Branca, eheh> che rimanga il 50, forse 55% di tessuto vivo portante a livello del colletto e delle due cavità, e che questo non sia sufficiente, data la situazione ambientale e la proiezione teorica di un eventuale schianto, a garantire un rischio accettabile (cioè qui, luogo aperto al pubblico, 0%, ndr).
Certificherei probabilmente l'albero come Categoria D, altissimo rischio, ergo abbattimento, o al massimo Cat. C/D, mantenimento con strutture di supporto, alto rischio.
Non mi sentirei mai di firmare nessun tipo di documento che garantisca la stabilità dell'albero, nè la relativa aspettativa di vita. Se si trovasse qualcuno disposto a farlo, sarei interessato a farNe la conoscenza, Eh Eh!<SIC>
Dal punto di vista radicale: è come si trattasse di una gamba senza le dita del piede; giudico, basso riserva di una ispezione più profonda (rimozione meccanica del terreno, escavazione), non ci siano radici portanti sane sotto l'angolo d'aggetto principale del tronco.
Ritengo quindi superfluo lo sforzo anche economico di una tomografia, seppur sia certo darebbe risultato scientificamente quantificato.
Incidentalmente: dal punto di vista del portamento, sconsiglierei comunque ogni ulteriore riduzione della superficie fogliare, considerando invece adeguata la potatura effettuata dal proprietario, anche o almeno sotto il profilo di carico/scarico delle masse principali.
L'albero è bello, suggestivo, interessante e, relativamente a queste aree, anche raro.
I nuovi polloni o rametti dimostrano semplicemente un estremo tentativo di risolvere una necessità di procurarsi più cibo: più area fogliare per più sintesi clorofilliana, vista la chioma sparuta e danneggiata dalle grandinate; ma non escludo si tratti di nuovi gettiti, nè che se si abbattesse l'albero potrebbe continuare a crescere i polloni, o ributtarne; ma comunque da un ceppo marcescente e con un destino in pratica inevitabilmente segnato, ancor più se venisse rimosso il resto delle parti vegetative (ossia: abbattuta che fosse l'albera, il processo degenerativo della ceppaia probabilmente accelererebbe esponenzialmente, inibendo sul lungo termine ogni crescita di qualsiasi pollone o nuove introncature, ndr).
Se cavaste, scoprendo una porzione maggiore delle radici, mi rendo disponibile per amor di scienza e mia curiosità professionale ad un esame più preciso, analitico e strumentale, dei contrafforti e delle radici profonde a perpendicolo dell'angolo di inclinazione naturale dell'albero, determinandone magari empiricamente la percentuale di tessuto integro e eventualmente la portanza.
Poi: al proprietario spetti decidere se abbatterLa, e/o quando. O ogni eventuale altra decisione, di cui non prenderei nessuna responsabilità.
Confermo che, se si volesse ripiantare qualcosa nel sito, si dovrebbe procedere ad una bonifica del terreno per eliminare l'Armillaria. Ed attendere comunque un tempo ragionevole prima di piantumare.
(Data la presenza a pochissima profondità della falda acquifera sotterranea, non propria solo al terreno, ma scorrente, e comune al paese -si noti ora, per favore, che la vera da pozzo che appare nelle foto postate in precedenza non sia per nulla solo decorativa-, ndr) Confermo sia preferibile per la bonifica evitare l'uso di calciocianammide, e tout-cour dei prodotti chimici specifici in commercio (ne nomina uno, in effetto, che però non riporterò qui, ndr).
Meglio forse orientarsi su asportazione meccanica, solarizzazione, aerazione, inoculo di trichoderma (un fungo antagonista, ndr) in tutto il terreno circostante, e pazienza.
Le buone pratiche di arboricoltura consiglierebbero di scegliere semplicemente un altro sito per non ritrovarsi fra qualche anno con un'altra pianta nuovamente aggredita da Armillaria forse Mellea, e nuovamente spacciata.
Aggiungo in via privata, personale, o confidenziale (confidenza che sto forse rompendo, sperando che questo comunicare apertamente venga compreso o tollerato, ndr):
direi senza poterne essere in alcun modo sicuro che questa Saresera Santa non sopraviverebbe più di due anni, magari solo qualcosa in più. Che se l'albero si trovasse in un parco o in un grande spazio, prescriverei un perimetro di sicurezza, accettandone la naturale sorte, comunque consigliandone l'abbattimento. Ma anche che invece qui non considero esista alcun rischio che sia accettabile (è pur anche un sito esposto a raffiche di vento, anche forte, anche oltre i 100 km/h in occasioni -rarissime e brevi, ma succede-, prevalentemente nei mesi tra maggio e luglio, e potenzialmente fino a metà settembre, con una certa calma relativa nel resto dell'anno, ndr).
Cioè: ne consiglierei apertamente l'abbattimento.
Mi dispiace di portare notizie così brutali o tristi".

Così l'Agronomo, Dott. Forestale e Ambientale, specializzato in Valutazione Stabilità degli Alberi, Perizie Fitopatologiche, Censimenti Verde Urbano, Pratiche Forestali.
Anche Lui in Pro-Bono, forse Suo malgrado, ma con sicuro buono spirito.


E con Questa -dopo la Proprietà, la Saresera Santa stessa, e pure dei Giganti, ultima in ordine di tempo, prima in quello di considerazione- anche la Scienza ha parlato.

Salve.
 
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Ehecatl

Aspirante Giardinauta
NB: lunedì si scaverà un poco, alle diciotto ci ritroveremo con Alberto. Si procederà a qualche esame spot-on, microperforazione e test. Non magnetografie, tomografie, ne' risonanze. Posterò successivamente i risultati e qualche foto.

NB: pur avendo una precisa idea sulla prassi di abbattimento, eradicazione, bonifica, che sarà Qui al meno documentata, invito/invitiamo fin d'ora ogni rilievo, considerazione, suggerimento, aiuto di qualsiasi sorta. Ogni opinione sarà apprezzata e valutata con seria attenzione. Anche Idee pazzerelle su che fare poi. Un roseto. Talee. Travi e Tavoloni. Legname d'ebanisteria (non a caso: l'ebano è un Diospyros). Un tavolo rotondo che insista sul ceppo, con una seduta a panca circolare a livello del prato e i piedi nella buca. Sormontato da una mongolfiera in miniatura (piccoli deliri da tristezza, sorry). Che tipo di albero ripiantare (Alessandro aveva già suggerito il frassino/orniello che lassù sta ancora, eroico ingannatore). Che prodotti (formule chimiche) usare, e come. Tempistiche. Bibliografie. Requiescat o Requiem. Pan e Vin. Neem e Cera. Insomma, come procedere bene nella cura completa di questi Parassiti e Malattie, fino all'ultimo corollario e conseguenza, in ogni considerazione e collegamento, anche sul futuro del sito su cui per ora vegeta un (probabile) albero dei lotofagi.

NB: se fosse per qualcuno ancora necessario esplicitarlo, la Ceresa Santa verrà abbattuta.

Malgrado ogni speranza, desiderio, considerazione o simpatia.

Si tratta solo ormai di determinare le tempistiche più consone al sito (aperto al pubblico e molto frequentato, molto meno d'inverno), alla Proprietà, e alle Stagioni.
Potrebbe succedere verosimilmente al finale di Settembre, la prima settimana d'ottobre. Ma non escludo si decida di spingere fino all'ultima di aprile .
Già da martedì, se effettivamente accordata, espliciterei l'ossatura del piano d'azione che abbiam delineato, e la cronologia o agenda che consideriamo.
 

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Mi fa molto piacere apprendere del consulto: raramente su un forum di giardinaggio si ha occasione di seguire casi interessanti e soprattutto nella loro evoluzione.
L'agronomo forestale oltre che molto onesto ha effettuato una scrupolosa e attenta osservazione le cui conclusioni in definitiva non si discostano dalle nostre supposizioni; in loco peraltro ha potuto accertare e sottolineare due elementi aggiuntivi: il riporto di terra nella zona del colletto e la presenza di falda acquifera abbastanza superficiale.

Visto che ci richiedi un commento, essendo acclarato che è un albero a forte rischio (in classe D è prescritto l'abbattimento, in C/D occorrerebbero interventi strutturali che non mi pare siano nelle intenzioni e nelle possibilità), tanto vale procedere all'abbattimento prima dell'inverno estirpando completamente l'apparato radicale e lasciando la buca scoperta, e se del caso ripiantumare in primavera.
Secondo il Forest Insect & Disease il momento migliore per estirpare è l'estate in quando Armillaria è meno attiva e quindi ci sono meno rischi di diffusione del patogno; anche se ormai siamo a fine estate, costa poco-niente cospargere la buca con calce viva (alternativa alla calciocianamide inutilizzabile per via della falda superficiale), inumidire e ricoprire con film plastico finché c'è sole e caldo.
Prima di una nuova piantumazione si potrebbe optare appunto su funghi antagonisti del gen. Trichoderma (come prodotti fitosanitari ci sono ad es. Remedier con due ceppi di tricoderma; a Treviso c'è la ICL Italia che commercia Bioten): si prepara la sospensione 24-36 prima del trattamento per favorire la germinazione delle spore e quindi ottenere una rapida colonizzazione del terreno a livello radicale della pianta messa a dimora; va data con temperatura del terreno superiore a 10 °C.
(Eviterei assolutamente disinfestanti chimici tipo il dazomet o il metam potassio, peraltro non di semplice impiego, se non altro per via della falda anche se agiscono in fase di vapore).

Quanto a cosa mettere al posto della Ceresa, io sarei per un albero di terza/seconda grandezza autoctono dell'areale: personalmente a me piace il castagno oppure, per il profumo, il tiglio selvatico (Tilia cordata).
 
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Ehecatl

Aspirante Giardinauta
Grazie della pronta attenzione, Alessandro.

Sono, come spesso è accaduto, d'accordo con tutto ciò che dici, ed anche sul come venga recapitato; come mi sono trovato istantaneamente d'accordo ieri con Alberto, una persona onesta, aperta, compromessa; la sintonia, l'essere sulla stessa pagina, il parlare la stessa lingua furono in-mediate e cristalline, già al primo contatto telefonico.
La differenza tra Noi è naturalmente la Sua preparazione: molto profonda.

Grati di aver dato al primo tentativo con la persona ideale, procederemo in questi prossimi giorni a delineare la prassi e programmatica degli interventi.

Ancora una volta, ma con ammirazione nei Tuoi confronti, sottolineo che qst Discussione si sarebbe potuta arrestare al primissimo scambio di battute, o in una qualsiasi delle pagine che han seguito, trovandoTi sempre nella postura e dottrina più equilibrate e corrette, a pesar della forzosa approssimazione cui costringe la Corrispondenza da lontano.
Non si prenda come banale flattery: è invece una sana e ben meritata dimostrazione di riconoscenza.


I commentari sono apprezzati, moltamente.

Anche se lunedì l'albera risultasse sulla carta in classe C/D, il posizionamento di supporti tubolari d'acciaio in contrapposizione all'angolo d'inclinazione risulta l'unico metodo viabile; si escludono per geometrie e morfologia del
sito gli usi di tiranti, se non come accessorio di Rallentamento di Schianto. Le XX tonnellate di forze vettoriali richiederebbero una struttura massiva e prepotente. Oltre alla totale disgrazia estetica in una corte ora veramente gradevole, questa diventerebbe un'ulteriore grave elemento di pericolo in caso di schianto. Troppo rischio, in effetti, a fronte del vantaggio relativo. Esplicitamente: un tubo metallico diam. 80 mm spess. 5 mm che spezzi invece di flettere o venga malauguratamente scalzato può produrre uno o anche più proiettili capaci di viaggiare ben più imprevedibilmente e lontano di un'area di schianto controllato, calcolata invece efficacemente, come ha confermato ieri Alberto con una certa sicurezza, come una circonferenza attorno al tronco (r=h+50%), o una ellisse nei casi di terreni o portamenti inclinati.
Considerazioni economiche a parte, escludo qst possibilità, completamente.

Le ragioni per cui spingere eventualmente fino ad Aprile sono solamente due (o tre):

1. Regalarci, confidando nella Ceresa, certo, una tranquillità di lavoro, che può essere eseguito con minor dispendio e affanno e maggior cura e attenzione, in tutti gli aspetti: taglio, eradicazione, ricerca di un nuovo esemplare, bonifica del terreno; quest'ultima può già cominciare senza controindicazioni con il citato Bioten. Userei il metodo classico della griglia 50, più che i moderni macchinari di aerazione/inoculo. Si tratta semplicemente di perforare il suolo che corrisponda all'area approssimata di raggiera radicale (in questo caso stimo per esagerazione un D=18 m ca) con una barretta da costruzione ad intervalli regolari, 50 cm appunto, alla profondità massima che un lavoro ragionevole consenta. Attraverso questi fori, mantenuti aperti, si percola in più sessioni (60 gg ca tra applicazioni, il numero di volte che sia economicamente possibile, minimo esiziale 2) la soluzione d'inoculo. E alternamente quanti altri salutari benefici preparati possano essere presi in considerazione, come il liquore di composta o le soluzioni di kelp.
Preservando così la Salute generale del suolo, con i suoi funghi, batteri e microrganismi e di passo il manto erboso.

Diverso il discorso per la buca, o terreno scoperto immediatamente attorno al tronco. Tratteremo di qst più avanti.
(1.1. Si potrebbe inoltre poi lasciare a riposo, approfittando, come indicato da Alessandro, e dalle buone linee guida di quasi tutte le Scuole di Pensiero, dei benefici estivi per la bonifica da Armillaria)

2. Oltre a Talee e Margotte, che impronteremmo già dai prossimi giorni, attendere consentirebbe il prelievo delle Marze ideali, che, come già indicato dal p.a. Alberto Saccardi via Alessandro, costituiscono probabilmente il metodo di propagazione più adeguato, a carenza di seme, per il Diospyros Lotus L.
Ampliando così sostanzialmente lo spettro di possibilità di successo di conservare vivo il genoma di quest'alberello, che fu ricercato, amato e crebbe con grazia e contenuta maestuosità come il centro d'un'aia ancora oggi peculiarmente poetica bucolica e idillica, ove insiste una Osteria, operante e ben viva.

Per inciso, condivido Qui la descrizione in Italiano che abbia personalmente trovato in assoluto più bellissima, senza seconde alla vista, di un esemplare viennese, fraterno alla Nostra veneranda pianticella:

https://italianbotanicaltrips.com/2017/01/02/diospyros-lotus-insolito-ma-non-raro/

Grazie a Margherita Lombardi.


E Salve.
 
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Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Immagino che con 'liquore di composta' e 'soluzione di kelp' intendi ammendanti liquidi ricavati da compost e da alghe: tipo questi nelle immagini a seguire

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L'impiego di 'compost repressivi' è soluzione interessante ed è stata studiata e sperimentata (io stesso ne ho impiegato per ammendare il terreno in preparazione del mio giardino, acquistandone un tipo che avevo visto testato con successo dall'Università di Torino - Agrinnova); non so se venga commerciato in forma liquida tuttavia in rete si trovano consigli su come prepararlo; gli estratti dell'alga invece sono venduti come concimi/biostimolatori.
Esistono anche apparecchiature per iniezioni nel terreno come questa impiegata da un tecnico di mia conoscenza (vd. foto in calce), ma se abbattete e intendete ripiantumare in zona io consiglio caldamente di estirpare l'intero apparto radicale, e solo dopo impiegare compost repressivo (anche per riempire il buco).
Ovviamente l'agronomo forestale vi saprà consigliare per il meglio.

upload_2017-8-26_15-14-24.jpeg
 
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Ehecatl

Aspirante Giardinauta
Quanto a cosa mettere al posto della Ceresa, io sarei per un albero di terza/seconda grandezza autoctono dell'areale: personalmente a me piace il castagno oppure, per il profumo, il tiglio selvatico (Tilia cordata).

Ancora una volta sintonia, anche con la proprietà: entrambi qst alberi appartengono alla flora locale, sono delle dimensioni considerate e sono già stati nominati dal proprietario come possibili candidati. Ne riparleremo fra qualche giorno.
 

Ehecatl

Aspirante Giardinauta
Immagino che con 'liquore di composta' e 'soluzione di kelp' intendi ammendanti liquidi ricavati da compost e da alghe: tipo questi nelle immagini a seguire.
L'impiego di 'compost repressivi' è soluzione interessante ed è stata studiata e sperimentata (io stesso ne ho impiegato per ammendare il terreno in preparazione del mio giardino, acquistandone un tipo che avevo visto testato con successo dall'Università di Torino - Agrinnova); non so se venga commerciato in forma liquida tuttavia in rete si trovano consigli su come prepararlo; gli estratti dell'alga invece sono venduti come concimi/biostimolatori.
Esistono anche apparecchiature per iniezioni nel terreno come questa impiegata da un tecnico di mia conoscenza (vd. foto in calce), ma se abbattete e intendete ripiantumare in zona io consiglio caldamente di estirpare l'intero apparto radicale, e solo dopo impiegare compost repressivo (anche per riempire il buco).
Ovviamente l'agronomo forestale vi saprà consigliare per il meglio.

Vedi l'allegato 403127


Claro que si: intendevo con un tono spiritoso questo tipo di prodotto, che realizzerei personalmente in loco con la composta derivata da resti dei prossimi mesi di osteria e case, lasciata prima cuocere in deposito ossigenato ma indisturbata, e poi passata pochi giorni prima dell'uso in un un grande frullatore/estrattore/aeratore realizzato con dei materiali di recupero che avrei già individuato, si un po' alla truc e branca [la frase dell'anno! per me], ma con esito assicurato se si consideri un attrezzo quasi usa e getta. Il primo Compost Tea sarebbe pronto all'uso all'incirca da Marzo/Aprile.

L'estratto di alghe Kelp si consegue sul mercato, già mixato in forma liquida o anche in polvere, praticamente idrosolubile. O volendo proprio accanirsi al risparmio, se ne potrebbe realizzare una variante local con un viaggetto o due sugli argini delle Valli da Pesca della Laguna Veneta. Si noti purtroppo però che le acque della laguna, benché molto migliorate in anni recenti, sono ancor'oggi pesantemente inquinate dal triste storico errore del Petrolchimico di Marghera, anche se preponderantemente negli specchi Nord e Ovest. E le alghe ne fanno spesa in grande gravità. Magari preferibile sarebbe spingerSi a Marano.

Come intendi già Tu, Alessandro, è meglio si usino questi composti in fondo fertilizzanti solo dopo l'intervento di eradicazione più profonda a cui si riesca a pensare.

Va detto, credo, che l'asportazione totale dell'apparato radicale del Diospyros sia un'utopia. Un lavoro metodico, eseguito con tenacia, anche con macchinari, potrà arrivare ad una percentuale di eradicazione molto alta; forse, per dire, un buon 80%. Ma il complesso delle radici anche fini sarà enormemente espanso, intricato e profondo. Ed ognuna conterrà il micelio di Armillaria, e le sue Ife, o almeno potenzialmente potrebbe. Queste possono continuare a nutrirsi di fibra in decadimento per anni. E poi, rimanere dormienti nel terreno anche per tre o quattro anni.
In questo senso, per limitare le possibilità di futuri focolai, prevedo un intervento di bonifica dell'area di raggiera radicale, in generale, che cominci il prima possibile, da una profondità minima di 50 cm fino quella massima raggiungibile con uno sforzo ragionevole -difficilmente, per esperienza, si va oltre i 130/160 cm piantando a braccia una barretta o tondello da costruzione in un terreno come questo, fermandosi piuttosto comunemente a una profondità media di 100/120-.

I Trichoderma, se massimamente effettivi quando distribuiti in prossimità o contatto diretto delle radici della nuova ipotetica pianta, possono essere anche applicati come inoculo inibitore nell'area generale, ancor prima dell'espianto, senza controindicazione. La soluzione già citata, preparata e attivata, se mi si passa un termine oggi abusato, non è troppo costosa per coprire in due o quattro cicli di applicazione un'area approssimata di 250 mq e si è dimostrata efficace ad inibire la proliferazione di Armillaria (e anche Necatrix), anche in Italia, pre-post-eradicazione. Cfr, solo come 1 degli esempi: http://www.botanika.it/Sito/armillaria.html

Altri coadiuvanti da prendere in seria considerazione, per un trattamento antagonico ma probiotico (eco-friendly, direbbero) dell'area generale di distribuzione radicale, volendo e dovendo evitare contaminazione ineccessaria alla falda, sono a mio piccolo parere:

-dei derivati idroalcolici o estratti di Neem.
Per quanto apertamente criticato dalla comunità scientifica come fungicida, va riconosciuto come un interruttore di molti processi molecolari usati anche da Armillaria per la propria esistenza.
Mi permetto di segnalare un libro che sicuramente non potrà essere contestualmente letto, in quanto voluminoso, ma non ostico anche per un pubblico generalista, di cui si trovano alcuni estratti anche qui: https://books.google.it/books?id=PyYRUCoIDk4C&pg=PA455&lpg=PA455&dq=neem+agronomy&source=bl&ots=yWoaSsLUdW&sig=snyM2zmT4R2G-4eD2rM2MKLaftw&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwizm6vjnfXVAhUIfhoKHUfOBwsQ6AEIRTAI#v=onepage&q=neem agronomy&f=false
Ed un articolo di più agile lettura: (7/15'): http://repository.ias.ac.in/5193/1/305.pdf

-il forse desueto macerato di Equisetum. L'alto contenuto in Silicati ci verrebbe in aiuto, e la facilissima reperibilità lungo i fossi e gli argini locali lo rendono praticamente a costo 0.

-la cenere e i fondi di caffe. Questo è un argomento debole, so già. Resi soluzione, applicati settimanalmente per gli stessi fori, in alternanza opposta per cicli di due o tre mesi, potrebbero aiutare modificando se pur lievemente il PH del terreno, destabilizzando e indebolendo la colonia micotica (2-3 mesi ciclo basico, 2-3 mesi ciclo acido, etc..) . Dopo un anno, -o più, volendo- se praticata con attenzione controllata, questa iniezione regala un terreno comunque alcalinamente bilanciato, senza disturbare significativamente il suolo.

-la polvere di Dolomia, da queste parti, e frs ormai ovunque, di facile ed economico reperimento. Ma, probabilmente, più utile solo come ingrediente del mix di terra da usare per la nuova piantumazione, e per riempire dopo l'asportazione meccanica delle radici infette di Saresera Santa. Come detto, riparleremo più avanti di qst specifica area, la buca.

Salve, E Buon Fine Settimana.


NB: il macchinario iniettore è fantastico, fantasioso e sicuramente efficace. Sembra progettato da Gargamella, e realizzato dal Dr. Zeuss. Bravo, ton ami!
 
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Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Il platano si prende regolarmente il tingide (salvo trattare in endoterapia); ti piove in testa e le foglie cadano prematuramente.
 

Ehecatl

Aspirante Giardinauta
Cadono, si, ma con che colori!

Dal tingide, quassù, potremmo proteggerlo (facendo le scaramanzie del caso, eh eh).
 

Ehecatl

Aspirante Giardinauta
Buon giorno.

Da qst foto forse si riesce a intendere il rigonfiamento del colletto, la linea di demarcazione del livello raggiunto dal riempimento, e la sottostante zona di compressione. IMG_0342.JPG


Domenica, per ammorbidire il terreno prima degli scavi: IMG_0349.JPG

IMG_0350.JPG

Così, con l'acqua del pozzo, di falda.
IMG_0348.JPG
 
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