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[Monografia] Punteruolo rosso delle palme

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Punteruolo rosso delle palme (nome comune inglese:red paml weewill)

Classificazione:
Nome scientificoRhynchophorus ferrugineus
OrdineColeoptera
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FamigliaCurculionidae
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Categoria fitosanitaria EPPO
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A 2 List (quarantine pests)



Descrizione:
L’adulto (1) ha una lunghezza mediamente di poco più di 30 mm ed è di colore rosso ferruginoso con macchie nere sul pronoto (in Italia è presente principalmente il tipo a 7 macchie); i maschi sono leggermente più piccoli delle femmine, e presentano una caratteristica peluria sul rostro (2). La larva (3) è apoda, segmentata, di color cremeo-giallastro e capo nocciola scuro, di aspetto grassoccio, lunga cinque centimetri a maturità. La pupa, di tipo exarato, è inizialmente di colore simile alla larva poi diventa marrone (4), e si racchiude in un involucro fatto con fibre della palma (la camera pupale, generalmente collocata alla base delle foglie), da cui fuoriesce l’adulto al termine della metamorfosi (5). Le uova (6) sono di colore bianco-crema, hanno forma oblunga, e misurano in lunghezza circa 2,5 mm.


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Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Controllo:
Il punteruolo rosso si è dimostrato talmente distruttivo da compromettere l’aspetto storico-paesaggistico di città e litorali (sono oltre 40.000 le palme perse in Italia secondo un primo censimento ufficiale effettuato dopo pochi anni dalla sua introduzione) tanto che si è resa necessaria l’emanazione di un decreto di lotta obbligatoria a livello nazionale nel 2007 (in seguito reiterato e perfezionato), che prevede una serie di misure intese a prevenire e contenere l’espansione del rincoforo (elencazione delle specie botaniche sensibili, azioni di monitoraggio e contenimento, abbattimento in date condizioni delle piante colpite, norme restrittive circa la movimentazione di palme, autorizzazione all’impiego di insetticidi chimici). Allo stato attuale, nonostante i molti sforzi e tentativi intrapresi sia da privati sia nel settore pubblico con specifici progetti di ricerca, non è stato possibile mettere a punto una strategia o mezzo di lotta in grado di arginare concretamente il rincoforo. Inizialmente si è puntato sulla endoterapia, tecnica ampiamente collaudata, efficace e adatta per il controllo di insetti su alberate in ambiente urbano, dunque si è provato a trasferirla sulle palme con opportuni adattamenti in quanto la palma ha una struttura del fusto diversa dagli alberi veri e propri (non presenta accrescimento secondario e ha fasci cribro-vascolari dispersi nella sezione del cilindro centrale). Allo scopo sono stati utilizzati sia le apparecchiature già in uso (14), sia altri sistemi di iniezione al tronco appositamente studiati, come quello dalla spagnola Fertinyect (15). Tuttavia la verifica sperimentale con prove di semi-campo, effettuate dal CRA-FSO presso il Centro Studi Palme di Sanremo (16), e anche di campo di questo metodo hanno evidenziato che questo metodo è in realtà poco efficace.

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Un metodo di risanamento di tipo meccanico parecchio praticato su palme non troppo compromesse è la cosiddetta (impropriamente) dendrochirurgia, cioè una potatura radicale (che risparmia ovviamente l’apice vegetativo) seguita da pulizia e disinfezione e protezione con mastice delle parti rimaste scoperte (17), ma anche questa tecnica ha rivelato limiti in quanto possono facilmente sfuggire larve penetrate ben all’interno e in ogni caso la palma trattata non è affatto immune a future possibili reinfestazioni. Interessante è apparso un metodo ideato da una ditta privata basato sull’irraggiamento con microonde opportunamente dosate (18): larve, pupe e adulti e presenti nella zona irradiata in pratica vengono cotti senza che i tessuti della palma subiscano danni rilevabili. Il metodo, testato anche scientificamente, ha fornito risultati molto buoni (valori di mortalità prossimi o uguali a 100%) tuttavia, prescindendo da costi e operatività per palme collocate in siti difficili da raggiungere con mezzi pesanti, permane sempre il rischio che, una volta risanata, la palma venga successivamente reinfestata da altri punteruoli presenti in zona.

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Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Riconoscimento e danni:
Le palme infestate dal punteruolo manifestano evidenti sintomi esteriori di alterazione purtroppo quando l’attacco è generalmente in fase avanzata, tale da modificare il portamento della chioma che si presenta asimmetrica e con foglie devianti (7); a volte è tuttavia possibile osservare segni premonitori della presenza del rincoforo, dati da foglie smangiucchiate (8) o seghettate. Gli adulti possono erodere le foglie, ma l’attacco letale è dovuto alle larve che, dopo essersi alimentate delle parti teneri alla base delle foglie, penetrano nello stipite divorando i tessuti, scavando e approfondendosi fino a un metro all’interno della palma: la loro attività in pratica non lascia scampo alla palma e quando anche l’apice vegetativo viene distrutto la chioma si affloscia completamente e la palma è persa (tra l’inizio dell’attacco e la morte della palma passano solitamente 4-8 mesi).

7*
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8
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Distribuzione e diffusione:
R. ferrugineus è originario dell’Asia sud-orientale, ma a partire dagli anni ottanta-novanta del novecento si è andato diffondendo rapidamente verso ovest attraverso la Penisola Arabica, l’Africa settentrionale, fino ad approdare nei Paesi del Mediterraneo (in Italia dal 2005) e recentemente è stato segnalato anche a Laguna Beach ubicata nel sud della California (9). Il rincoforo preferisce camminare ma nella ricerca di nuove fonti alimentari è in grado di spostarsi in volo anche a distanze ragguardevoli (un chilometro e più); l’incredibile velocità con la quale si è espanso attraverso i quattro continenti (e anche nelle isole come le Canarie) è da mettere in relazione alla movimentazione di palme a scopi commerciali; a livello regionale è possibile che la diffusione sia attuata indirettamente anche dall’uomo (ad es. per mezzo di camion telonati su cui questo insetto può cadere ed essere trasportato).

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9 Mappa (2012) su sito EPPO
Legenda: Segnalazione nazionale Segnalazione sub-nazionale Segnalazione transitoria



Piante ospiti:
Il punteruolo rosso ha come ospiti diversi generi di palme (fam. Aracaceae) ed è potenzialmente in grado di vivere anche su piante di altre famiglie, ma nei Paesi Mediterranei dove le palme sono utilizzate per fini ornamentali la specie largamente più attaccata è la Phoenix canariensis che è anche quella probabilmente più presente nelle alberate cittadine, parchi e giardini privati.



Biologia:
Si ha motivo di credere che biologia di R. ferrugineus subisca modificazioni adattative in rapporto alle nuove aree di insediamento, dunque con ogni probabilità nelle zone invase tende in maggior o minor misura a differire da quella dei luoghi originari. Da studi condotti in laboratorio in Italia è risultato che le larve subiscono cinque mute in poco più di 100 giorni, quindi si impupano per una durata di circa quattro settimane. Gli adulti vivono fino a quasi quattro mesi (i maschi sono statisticamente più longevi di una dozzina di giorni) e le femmine depongono mediamente 170 uova ciascuna, con tasso di vitalità del 50% ; la maturazione delle uova e nascita delle giovani larve si realizza in pochi giorni. Sempre su allevamenti in laboratorio sono stati osservati tre cicli completi in due anni. L’insetto inizia a colonizzare le palme principalmente partendo dalla corona fogliare, insediandosi alla base delle foglie. I maschi emettono un feromone di aggregazione che richiama su una stessa palma adulti di entrambi i sessi. Dopo l’accoppiamento, le femmine depongono le uova sfruttando eventuali ferite sulla palma e aprendo per mezzo del rostro fori nei tessuti più teneri. Sulle palme infestate usualmente si trova il rincoforo in tutti e tre gli stadi, e il numero di individui presenti su una stessa palma, specialmente di larve, può essere elevatissimo (si è arrivati a contare anche 700 individui). Il punteruolo tende a rimanere su una medesima palma finché essa verosimilmente offre nutrimento e spazio vitale per la colonia, poi migra alla ricerca di nuove fonti alimentari. Pur essendo specie di origine tropicale il rincoforo riesce a sopportare la stagione fredda delle regioni a clima temperato potendosi riparare all’interno della palma, dove anche a causa delle fermentazioni conseguenti all’attività trofica dell’insetto la temperatura è certamente ben superiore a quella atmosferica. Si ritiene comunque, anche in rapporto alle catture degli adulti in volo ottenute con trappole al feromone, che durante il periodo invernale la popolazione sia rappresentata prevalentemente da larve, il cui numero successivamente decresce fino a un minimo verso aprile per progressivo impupamento e comparsa degli adulti che danno luogo a nuove infestazioni.



Monitoraggio e diagnosi precoce:
Per il monitoraggio della presenza del punteruolo rosso sul territorio e dei suoi voli è disponibile il feromone di aggregazione (chiamato comunemente ferrugineolo) con il quale vengono innescate apposite trappole. Si è constato che l’attrattività aumenta se al feromone si aggiunge melasso e acetato di metile; anche il colore e il posizionamento delle trappole può contribuire all’attrattività: quelle introdotte commercialmente erano rosse (10) (colore ritenuto generalmente adatto per i coleotteri) e venivano collocate sulle palme stesse, tuttavia da studi appositamente fatti invece è risultato più adatto il nero, inoltre possibilmente vanno posizionate al suolo e semi-interrate (11).

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Un elemento importante nel quadro della difesa integrata delle palme dal punteruolo rosso è la diagnosi precoce. Poiché l’ispezione visiva risulta complicata e anche costosa in quanto spesso richiede l’uso di piattaforme aeree o l’intervento di specialisti del tree-climbing (12), è stato esplorato l’impiego delle più svariate tecnologie quali microcamere wireless montate su aste telescopiche, indagine endoscopica con fibre ottiche, termocamere all’infrarosso, diagnosi remota tramite fotografia da terra o aerea con apparecchiature fotografiche all’infrarosso, tuttavia tali sistemi si sono rivelati inadatti o di difficile lettura. Attualmente si sta lavorando su due metodi di diagnosi precoce, il primo basato sull’individuazione di composti volatili caratteristici, emessi dalle palme sotto attacco, utilizzando tecniche cromatografiche dei metaboliti fogliari (fingerprint dei composti fenolici, metodo già applicato ad es. per determinare l’autenticità di alimenti come olii), il secondo sul riconoscimento sempre di specifiche molecole volatili percepibili come odori dal cosiddetto naso elettronico. Un variante, per così dire naturale di questo criterio, è l’impiego di cani addestrati, già sperimentato con un certo successo in Israele e in Italia attualmente in corso presso un centro cinofilo di Catania nell’ambito di un progetto europeo (13): il fiuto dei cani potrebbe risultare molto utile soprattutto in vivaio e per l’ispezione di palme in transito commerciale.

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Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Il ricorso a insetticidi chimici (attualmente sono autorizzate le seguenti sostanze attive: imidacloprid + ciflutrin, clorpirifos metile, clothianidin, abamectina, da applicare sulla chioma mediante irrorazione e/o per via radicale con irrigazione nel terreno e/o tramite iniezione allo stipite secondo etichetta del prodotto commerciale) è possibile solo in contesti particolari, come i vivai, e in ogni caso il loro impiego va impostato secondo il criterio della prevenzione, dunque in pratica le palme devono essere trattate a intervalli fissi (salvo eventuale pausa nei mesi più freddi quando sono poco probabili gli spostamenti in volo del rincoforo). I biocidi di origine biologica disponibili per il controllo degli insetti dannosi sono molteplici (virus, batteri, funghi e nematodi entomopatogeni, sostanze ricavate da vegetali), e contro il punteruolo rosso l’attenzione è caduta in particolare su funghi (Beauveria bassiana e Metarhizium anisopliae) e su nematodi (Steinernema sp. e Heterorhabditis sp.). Riguardo ai funghi entomopatogeni sono stati individuati ceppi che in prove di laboratorio hanno fornito valori di mortalità molto alti e fino al 100%, tuttavia il loro impiego in campo è fortemente limitato dalla pratica impossibilità di farli affluire all’interno della palme e quindi di contaminare le larve del rincoforo: per ovviare a tale impedimento si stanno studiando trappole infettanti (si tratta di trappole attrattive aperte per consentire il transito del punteruolo, con un esca inoculata con i germi fungini). L’impiego dei nematodi entomopatogeni (essi rilasciano batteri simbionti che causano la morte dell’insetto: nell’immagine 19 confronto tra larva infettata e larva sana), solitamente associati a una sostanza naturale il chitosano che si ritiene stimoli le difese naturali della palma, è stato oggetto di molteplici prove sia in laboratorio sia in serra sia in campo, con risultati a volte molto buoni altre volte discordanti; si è potuto comunque evincere che essi non sono in grado di riprodursi sul corpo delle larve contaminate, perciò viene a cadere la supposizione di una propagazione autonoma del contagio all’interno delle popolazioni del punteruolo una volta avviata l’infezione. Per non lasciare nulla di intentato sono stati testati anche i cosiddetti green pesticides, cioè sostanze insetticide ricavate da piante come una saponina che si estrae da Quillaja saponaria o l’ecina che proviene dall’ippocastano: purtroppo le prove preliminari effettuate presso il CRA-FSO di Sanremo sono state giudicate complessivamente negative (20).


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E’ caduta in rapido disuso per inconvenienti vari l’applicazione di reti anti-insetto (21), mentre la strategia di lotta basata sul sistema del mass-trapping, cioè l’impiego massiccio delle trappole (come quello effettuato ad es. nel Comune di Marsala in Sicilia, 22), è risultato di utilità solo accessoria.

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[le foto contrassegnate con asterisco * sono dell’autore Alessandro2005 o concesse all’autore, quella con doppio asterisco ** è di Pietro Puccio pubblicata su un post del forum giardinaggio.it, le altre sono da web]
 
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nicola1105

Aspirante Giardinauta
Come per la piralide del bosso si potrebbe provare con macerato urticante e puzzolente per gli insetti, tipo aglio e peperoncino, da irrorate sulla pianta. L'effetto non uccide l'insetto ma semplicemente lo tiene lontano. Ho sperimentato con successo nella mia siepe e su un nido di imenotteri (vespe con notevole memoria) che in pochissimo tempo è stato abbandonato. Per il punteruolo penso si possa tentare lo stesso sistema con l'inconveniente di avere dell'attrezzatura utile all'irrorazione frequente della palma.
 
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