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eutanasia e suicidio assistito.che ne pensate?

Marcello

Master Florello
non ho capito quali sono e a chi apparterrebbero, in questo caso, gli interessi personali....cinicamente, il SSN? .non credo sia questo quello che volevi dire....:confuso:
la legge in questo momento non è in discussione, ma intanto se ne parla molto nella cosiddetta "società civile" e prima o poi se ne parlerà in altre sedi: non siamo un'isola separata dal mondo, ma pur essendo favorevole, trovo giusto non essere precipitosi. non so cosa intendi tu per tabù: il tabù della vita nel senso che "la vita non si può toccare" non mi sembra coerente con il fatto che l'aborto è praticato: se la vita fosse un tabù l'aborto non sarebbe passato e non sarebbero passate le leggi sulla manipolazione genetica...quello che tu chiami politicizzazione della religione per me è il pensiero religioso tout court che ci influenza tutti anche se non lo sappiamo, anche quando non lo ammettiamo, anche se cerchiamo di non prenderlo in considerazione perchè fa parte del nostro (diciamo così) "patrimonio culturale": fare politica, per come la intendo io, dovrebbe essere proprio cercare di tener fuori dalla legislazione il più possibile questa componente, ma capisco che non è automatico: serve una grande autonomia mentale che pochi hanno. purtroppo.

l'interesse personale(e privato)da regolamentare non è altro cio' del quale si dibatte cioe' l'eutanasia.
Circa il tabu' è lo stesso....l'eutanasia.

se ne parla (tra noi)lontani dalla sede dove si dovrebbe invece affrontare la discussione.

-Dottore,ma se sta soffrendo troppo non si potrebbe fare in modo che cio' non avvenga...non accanitevi...-

e i medici praticano una eutanasia mascherata,semplicemente senza accanirsi con cure pagliative.
 

marco.enne

Esperto di impianti di irrigazione da balcone
comunque sia di ipocriti ce ne stanno una marea infinita..........
tanto più che se a latere non ci fosse stata la libera scelta nel come morire oggi credo che non saremmo qui a scambiarci liberi pensieri e libere opinioni........sto parlando di quel immenso numero di persone che pur sapendo i rischi ed i pericoli mortali hanno donato autonomamente e volontariamente la loro vita per non far soffrire altri .....sto parlando di pompieri, volontari,soldati, agenti di polizia e a tutti quelli che hanno offerto la loro morte al posto nostro e per noi in generale.
gli eroi........ perchè tale eroe che pur sapendo che va a morire decide di "suicidarsi" per un bene più profondo, non viene definito appunto "suicida" ma eroe?
appunto a latere c'è molta ipocrisia ....perchè non dovrebbe essere "eroica" anche una/la stessa decisione di chi vuol decidere come morire ed il perchè la sceglie ?
per il bene dei propri cari? per non "pesare" su di loro, per lasciare e permettere loro di vivere una vita normale, libera ?
cosa cambia ? si è eroi solo "per quantità e motivazione" , quando il saperlo e decidere di morire ha salvato un certo "centinaio" di persone ma non lo sei se tale decisione e motivazioni "salvano e liberano solo te stesso e i tuoi cari" ed allora ti tacciano "di suicidio"?
ipocrisia.
 

denger

Giardinauta
"... per il bene dei propri cari..." ma chi lo dice? la scelta è egoistica mentre un pompiere che muore ovviamente non lo fa pensando di andare a morire, ma si dona all'altro... sono due aspetti completamente differenti e che secondo me non vanno messi a confronto
 

giospebg

Aspirante Giardinauta
Ognuno la pensa in base a cosa ha vissuto... posso solo dirvi che per conto mio, arrivati a certi stadi, le malattie diventano tanto devastanti, che offendono la Vita.
Ho visto mia nonna spegnersi (ok aveva 90 anni), mi fece troppa pena.
 

marco.enne

Esperto di impianti di irrigazione da balcone
"... per il bene dei propri cari..." ma chi lo dice? la scelta è egoistica mentre un pompiere che muore ovviamente non lo fa pensando di andare a morire, ma si dona all'altro... sono due aspetti completamente differenti e che secondo me non vanno messi a confronto
ci sarebbe da ridire su entrambe le cose
una scelta egoistica ?....mia madre tumore al cervello e mia nonna allo stomaco l'hanno pensata diversamente dato che il loro primo pensiero sapendo che stavano "certamente e sicuramente" morendo ed hanno chiesto più volte ai medici di morire per evitare le pene del "travaglio" ai loro figli e familiari .......egoistico? si forse hai ragione pensavano egoisticamente "solo ai loro famigliari" e alle loro pene ........
e riferito ai pompieri (ma non solo a loro) invece si, sanno che rischiano sempre di morire ed ogni volta ringraziano il cielo che non sia capitato .... si, sanno di rischiare la vita e morire per qualcun altro...... e lo decidono loro autonomamente e volontariamente.
quindi se l'eutanasia così come genericamente viene letta è una scelta volontaria ed autonoma.......
tra quel "volontariamente e autonomamente" e l'altra "autonomamente e volontariamente" che cambia? sempre di vita e di morte si parla.

PS Salvo D'acquisto e tanti altri hanno fatto la scelta di morire per qualcun'altro sapevano che era morte certa e soffrivano loro, hanno preso una/la decisione di morire "anche e per non far soffrire altri "
ha deciso lui come vivere e come morire .....quindi si è suicidato? certo che no.....si è fatto togliere la vita? si.
 

Delonix

Florello Senior
per mettere un po' di pepe alla discussione non sarei proprio d'accordo con quanto avete scritto... molto dipende da che impronta / significato hai dato alla vita. pienamente d'accordo sulla libertà di ognuno ma è molto importante essere consapevoli di cosa comporta la decisione presa...

Assolutamente sì, fondamentale essere convinti della decisione presa, di ciò che si va a dichiarare e scegliere. L'argomento non è uno qualsiasi. Capisco (forse) ciò che vuoi dire con impronta / significato che si dà alla vita, ma davanti alla peggiore delle sofferenze non so chi avrebbe voglia di lottare contro i mulini a vento e continuare un'esistenza di dolore. Poi ognuno dà alla vita il proprio significato... ma dubito che trovarsi in quelle situazioni ti faccia gridare"vado avanti a tutti i costi".
 

denger

Giardinauta
Capisco (forse) ciò che vuoi dire con impronta / significato che si dà alla vita, ma davanti alla peggiore delle sofferenze non so chi avrebbe voglia di lottare contro i mulini a vento e continuare un'esistenza di dolore. Poi ognuno dà alla vita il proprio significato... ma dubito che trovarsi in quelle situazioni ti faccia gridare"vado avanti a tutti i costi".

il mio punto di vista non è tanto lottare contro i mulini a vento... non mi piace affatto e sono d'accordo, ma... sono io padrone completo della mia vita? Se così fosse allora perché ad esempio non so quando morirò? stanotte, fra 10 anni, fra 50...
 

Marcello

Master Florello
c'è anche chi,non avendo coraggio o la possibilita'di suicidarsi,si lascia andare(come si dice) e la natura pone fine piu' o meno velocemente alle cose.
Nel caso di questa discussione ritengo che pero' bisogna ricordare l'eutanasia anche come opzione all'accanimento terapeutico.
In questo link trovate parecchio materiale,in basso c'è la mappa del sito

Chi siamo | Associazione Luca Coscioni

e in questo video,chi ha deciso

Eutanasia: la testimonianza di Damiana morta in una clinica svizzera - YouTube
 
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lilith

Master Florello
il mio punto di vista non è tanto lottare contro i mulini a vento... non mi piace affatto e sono d'accordo, ma... sono io padrone completo della mia vita? Se così fosse allora perché ad esempio non so quando morirò? stanotte, fra 10 anni, fra 50...

pare invece che fra un pò si potrà sapere anche quello, è venuto fuori dagli studi sul genoma. Non so quanti vorranno saperlo... io non vorrei......
 

Delonix

Florello Senior
il mio punto di vista non è tanto lottare contro i mulini a vento... non mi piace affatto e sono d'accordo, ma... sono io padrone completo della mia vita? Se così fosse allora perché ad esempio non so quando morirò? stanotte, fra 10 anni, fra 50...

Se tua madre non ti avesse detto che il giorno xyz è il tuo compleanno non sapresti nemmeno quando sei nato. Io difendo la vita in quanto credo nelle cure per guarire dalle malattie, ma se rimanere in vita mi toglie la dignità di uomo preferisco non continuare. Io non credo nel destino e non credo che ci sia un padrone della mia vita più importante di me! Rispetto tutte le opinioni comunque.
 

denger

Giardinauta
rimanere in vita non toglie mai la dignità, dobbiamo essere consapevoli che la sofferenza fa parte di questo mondo e fin da ora ne dobbiamo essere consapevoli e prepararci. Ora ragazzi sia ben chiaro non è che ci dobbiamo demoralizzare perché in fin dei conti la vita rappresenta qualcosa di unico.... ma parlarne ci rende consapevoli e pronti
 

denger

Giardinauta
inoltre aggiungo che non sono d'accordo con "se tua madre non ti avesse detto..." perché come nella morte anche nella nascita non abbiamo tutto sotto controllo non è sufficiente che due persone procreino per essere certi... dobbiamo meditare su questi aspetti, io per primo...
 

Pin

Master Florello
Rimanere in vita non toglie la dignità al malato, sicuramente è una sensazione di chi sta al lato del letto.
Ma se fosse in grado di capire, percepire forse si sentirebbe sicuramente a disagio a 'vivere' una non vita.
A volte è il nostro egoismo a voler accanto ancora un po' chi amiamo e per questo accettiamo l'accanimento.
Ma ricordandoci che siamo umani, non è tutto sbagliato o tutto giusto
 

marco.enne

Esperto di impianti di irrigazione da balcone
certo sarebbe sopratutto questione di "contesti" .
il problema principale non è proprio, e del tutto, di "quanta voglia di vivere o sopravvivere abbiamo" ( "ora", che quando, di morire, non si sa, o quanto ci è distante) ma di quando "il nostro contesto cambierà" e saremo per certo in quel limbo che c'è da quando potremo venire a sapere che stiamo certamente per morire e, successivamente, quando per una malattia pesantemente invalidante non ci sarà più possibile e in grado di poter decidere o spiegare cosa "fare" di noi...... ma saranno solo gli altri a deciderlo e il tutto obbligatoriamente a presindere dalle nostre decisioni e scelte .
posso anche capire i dottori ed il loro giuramento "d'ippocrate"( vecchio testo e testo moderno ) ma non cè scritto solo "a difesa della vita" ......ed in ogni caso se fosse la mia e metto per iscritto che non voglio tal dottore e tali cure da nessuna parte del loro giuramento c'è scritto che mi possono obbligare ad altro.........anzi ....però mi "obbligheranno" lo stesso, ed è questo "lo stesso a prescindere" che contesto
se si è incurabili o insanabili o "in assenza di attività cerebrale"..... tenere in vita forzatamente con macchine è o no accanimento terapeutico dato che tale macchine non "curano" e non danno "rimedio" ? per me si
 
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garofano

Maestro Giardinauta
Io mi trovo a dovermela vedere con questo dilemma,sia per lavoro,sia per faccende familiari.Le mie posizioni a riguardo sono vicine a quelle di Danger.Mi sono sentita chiedere da persone molto malate ,senza speranza ,di aiutarle a porre termine ai loro giorni.Premesso che la legge attuale non me lo permette,ma,personalmente,ho sempre ritenuto più utile aiutare queste persone,sia sotto il profilo medico con le cure palliative,che sotto il profilo psicologico,piuttosto che accorciare i loro giorni.Dal punto di vista medico,le cure palliative hanno fatto passi da gigante,per esempio,attualmente ci sono molte vie di somministrazione della morfina,dal cerotto,alla supposta,alla crema,mentre un tempo c'era solo la via parenterale,con tutte le penalizzazioni del caso.E,pe fortuna,la morfina non è più demonizzata come un tempo.Devo dire che la Chiesa ha ostacolato il difondersi e il progredire delle terapie antalgiche qui in Italia,secondo la visione della sofferenza come strumento di purificazione.Per fortuna hanno cambiato idea anche loro,ma di guasti ne hanno fatti tanti,anzi,troppi:il dolore puo' essere utile,se serve a mettere in evidenza uno stato morboso in modo da curarlo celermente,ma quando la faccenda si fa seria,si tratta di dolore inutile e basta.Fra l'altro,attualmente non esiste solo la morfina,ma ci sono altri antidolororifici altrettanto efficaci,che da soli o in combinazione con altri farmaci,aiutano a dominare la sofferenza e i sintomi più fastidiosi.Alla peggiore delle ipotesi esiste la sedazione farmacologica,induzione di sonno chimico profondo,che si usa,nelle terapie palliativistiche quando la persona è alla fine,o ha dei sintomi che non si possono risolvere in alcun modo.Dal punto di vista psicologico,il tempo della malattia,se la persona puo' essere efficacemente sostenuta,puo' essere un tempo molto fecondo,perchè non solo aiuta la persona ad accettare e ad affrontare il grande viaggio con più serenità,ma l'aiuta a risolvere e a mettere ordine nelle cose della sua vita,fare pace con se' stessi e con gli altri,a trovare senso in quello che ha fatto e come ha vissuto,e vi assicuro,anche questo l' aiuta moltissimo.Certamente,per poter fare questo,è necessario che, chi si occupa di chi sta male, deve avere un bagaglio psicologico,di esperienza, e un assetto interiore particolare,deve avere,per cos' dire, voglia di "sporcarsi le mani" e mettersi in gioco.Molti medici considerano ancora adesso le cure palliative come il fallimento ,in un certo senso,dell'opera del medico,tesi come sono alla guarigione,con evidente sottofondo narcisistico,ma sono in errore:dare sollievo e serenità alla persona anche in quei momenti,aiutarla a mettere le fila alla sua esistenza è qualcosa di grande e bello,anche se puo' essere struggente.Posso dirvi che è un modo molto umano di fare il medico,e credo,uno dei più belli che mi sia capitato di vivere.Molte persone che sulle prime mi avevano chiesto di aiutarle a porre fine anticipata ai loro giorni,successivamente mi hanno ringraziato di non averlo fatto,perchè hanno avuto il tempo di "aggiustare" la loro esistenza.Anche i familiari che li assistevano erano contenti di aver potuto star loro accanto,dare affetto,perdonarsi.Vedete,è importante che ogni persona sia messa nella condizione di dare e ricevere affetto,di perdonare ed essere perdonata.Tante volte,parlando con parenti di persone che si sono suicidate,questi erano disperati perchè non solo non si erano accorte del malessere del loro congiunto,ma del fatto che non avevano potuto fare nulla per aiutarle ed evitare l'irreparabile.Si,in linea di principio,puo' essere giusto che una persona abbia diritto a decidere di quando e come morire,ma penso che sia più utile trovare e usare strategie che l'aiutino e la sostengano senza ricorrere a questo mezzo estremo,che mi pare,comunque,questo si,un segno di fallimento.Insomma,per dirla con Daria "eutanasia si ...ma senza esagerare,e senza fretta"
 
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marco.enne

Esperto di impianti di irrigazione da balcone
Garofano credo che se si intende eutanasia (più che di suicidio/omicidio assistito) si intenda per tale cosa come comprendente quel contesto in cui la persona non abbia più la facoltà "del ragionare" , questo da me era inteso "limbo" , ovvero quando il malato è in quello stadio terminale ormai così invalidante e/o vegetativo da non permettergli nessuna ,e ribadisco nessuna, attività e/o ragionamento o consapevolezza.
e questi sono stadi/periodi che in alcune malattie possono essere anche lunghi
stadi terminali di/con cui il paziente non ha più possibilità alcuna di cognizione o interazione in maniera irreversibile
stadi che con macchine e/o cure drastiche e pesanti vengono prolungati sempre di più pur non curando ma vengono solo "stabilizzati/congelati artificialmente" nel tempo.
purtroppo questa è ancora una prassi molto usata.
nel giuramento di ippocrate si parla anche di "dignità" e "accanimento diagnostico e terapeutico"
e non credo che la dignità di cui si parla sia quella esclusiva dei medici ma credo invece che si riferisca "anche" a quella dei malati.....
 
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Marcello

Master Florello
Garofano,
la morfina,prima di essere resa protocollo in certi casi,è stata velatamente ostacolata dalle procedure burocratiche che mettevano i medici in una condizione quasi di paura di ritorsioni di carattere sanzionatorio.

L'accettazione è stata possibile grazie all'uso nei casi piu' gravi e terminali.
La stessa cosa non si puo' dire della cannabis alla quale si associa spesso una forma di carattere ricreativo e quindi da condannare a priori.
 
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