Quello che dobbiamo evitare è di strappare dalla loro esistenza, delle piante colpevoli solo d'averci incontrato.
Io sto reprimendo una strana euforia per la quale raccatterei tutto per invasarlo ed osservarne la crescita in casa mia.
Fortunatamente però non dispongo dello spazio necesssario, né come metri quadri, né come tipo di spazio per fare questo, ovvero è molto, molto limitato, in pratica un balconcino dove però voglio stare anch'io a leggere, a pranzo, a sonnecchiare quando il caldo è troppo.
Per ora ho sacrificato solo due aceri che stavano per essere accoppati e sepolti dall'asfalto.
Ce n'erano di molto adatti sia al bonsai che non, belli grandicelli e ben messi, ma ho scelto i più vicini ai lavori, sgangherati e moribindi, coperti da una polvere che sembrava cemento, pensando che se li avessi fatti morire io, mi avrebbero comunque ringraziato d'aver dato loro una chance, ma proprio una sola.
Ma pare che come nei film americani, il bene stia trionfando sul male, che la vita sopravviva all'asfalto e al cemento, e così i miei aceri nonostante le mie cure, non pare vogliano ancora crepare.
Ma devo stare attento che questo apparente successo non mi incoraggi a proseguire nella maniera in cui l'ottimismo mi spingerebbe a fare.
Bisognerebbe sempre pensare a quale sarebbe l'opinione della pianta e non farsi convincere da giustificazioni che in parte abbiamo.
Ad esempio, nella siepe del mio condominio, ho trovato un povero acero che viene regolarmente falciato dall'impresa addetta da chissà quanti anni.
Mi ha fatto pena. Si è propagato in altri due piccoli tronchi che presumo siano partitii dal primo che è alto una spanna e di diametro circa 5 cm.
E' soffocato dalla siepe (credo di bosso), ma sopratutto dalle piccole costruzioni di cemento costruitegli attorno, necessarie 1) per il riscaldamento condominiale, 2) per l'estintore, 3) per la casella della pubblicità, 4) per la base del recinto metallico.
Si mi ha fatto pena ed ho subito pensato a toglierlo di li.
Ma a prescindere da quante probabilità di successo avrei, devo chiedermi: ma alla faccia di tutti i torti subiti quell'acero comunque vive! Non si dispera come farei io nella sua situazione. Sarebbe una cosa buona toglierlo di li? Ma per metterlo dove? Sul mio balcone non starebbe meglio. Inoltre caro Mister Enky, come la mettiamo con il prossimo inverno, come conserverò ciò che ho tentato di salvare?
Mi serve qualche consiglio in proposito, ma ritornerò in seguito sull'argomento.
Anche le talee di fico che ho invasato provengono da quelle esplosioni selvatiche di una pianta che viene "rasata" dalle persone che passano fra i suoi rami, costretti a calpestarli, in uno stretto sentiero dove il fico pare padrone.
Anche li, spuntare dei rami credo che non gli abbia nuociuto.
Insomma quello che temo è che pur considerando le piante esseri viventi e volendole rispettare, magari con buonissime intenzioni possiamo far loro inutilmente male.
Mi piacerebbe leggere una sorta di "decalogo", i "comandamenti" per chi come sta capitando anche a me, tiene sotto controllo la tentazione di raccogliere ignare pianticelle per poi stare a guardare cosa accadrà, per il proprio piacere, per capire, per imparare, si, anche per amare.
Ma presupposto dell'amore è il rispetto.
Incominciando a riconoscere le diverse foglie, qualche albero, osservo molto più di prima il verde che mi circonda e lo trovo più bello.
Anziché portare le piante a casa nostra, la cosa migliore sarebbe andare noi a vivere vicino a loro. Impareremmo molto prima quel che c'é da sapere e loro non ci respingerebbero.
L'ho fatta un po' lunghetta! Ma finisco subito.
Ciao